L’ultimo baluardo della resistenza ucraina

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di Alessandro Luciano
Nel corso dell’invasione russa in Ucraina cronisti e analisti hanno saputo trovare pattern e schemi strutturali ricorrenti di tutti i tipi: culturali, strategici, geopolitici, storici. Nel verificarsi degli eventi sicuramente ricorre anche un altro fatto: il sistematico ricorso da parte di civili agli impianti industriali per trovare riparo dai combattimenti. La loro ampiezza, le progettazioni a prova di bombardamenti, i materiali pericolosi che sono conservati, il sistema di comunicazioni interno, la possibilità di nascondersi dalle immagini satellitari, tutto questo rende gli impianti industriali l’ultimo baluardo della resistenza ucraina.

L'ultimo baluardo della resistenza ucraina
Un immagine satellitare mostra l’acciaieria di Mariupol, Ucraina, il 9 aprile. (Maxar Technologies/Reuters)

Mariupol
Adam Taylor, Nina Masih, The Washington Post, 19 aprile 2022

Molto prima che l’Azovstal Iron and Steel Works di Mariupol diventasse un territorio di battaglia chiave della guerra in Ucraina essa giocava un ruolo dominante nell’economia portuale della città. Essendo una della più grandi fabbriche metallurgiche d’Europa produceva più di 4 milioni di tonnellate di acciaio grezzo all’anno e garantiva l’occupazione di decine di migliaia di persone.

Ma ora, dopo un assedio lungo settimane da parte dell’esercito russo, il grande parco industriale non sta più producendo acciaio. L’impianto e la sua rete di tunnel sotterranei, prima della resa, sono stati usati come rifugio e punto nevralgico della resistenza da parte di centinaia di combattenti ucraini, inclusi molti del Battaglione Azov, una delle unità militari ucraine più efficaci e controverse.

Azovstal fu creata originariamente all’inizio dell’era sovietica per poi essere ricostruita successivamente dopo l’occupazione nazista di Mariupol avvenuta tra il 1941 e il 1943, che la lasciò in rovine. Adesso si estende per più di 10 chilometri quadrati nel lungomare cittadino.

“Sotto la città c’è praticamente un’altra città” ha detto Yan Gagin, un consulente del gruppo separatista The Donestk People’s Republic, all’agenzia di stampa statale russa RIA Novosti.

Gagin si è lamentato del fatto che il sito fosse progettato per resistere ai bombardamenti e che avesse un sistema di comunicazione incorporato che favorisce decisamente i difendenti, anche se sono molto meno numerosi.

Mariana Budjeryn, un’esperta dell’Harvard Kennedy School’s Belfer Center for Science and International Affairs, dice che “Ci sono probabilmente vantaggi tattici e di sicurezza per le forze difendenti di fare di questo grande impianto industriale l’ultimo baluardo. È come una piccola roccaforte”.

La presa dell’acciaieria è stata una vittoria fondamentale per il Cremlino.

Dopo non essere riusciti a superare le difese di Kiev nei primi giorni di guerra, le forze russe si sono raggruppati nell’Ucraina orientale con l’apparente piano di impadronirsi di ampie parti delle regioni di Luhansk e Donetsk, note insieme come Donbass.

Mariupol, che prima della guerra era abitata da circa 450 000 persone, era una delle ultime aree urbane del Donetsk che non è ancora sotto il pieno controllo russo. Conquistarla ha dato alle forze russe un collegamento territoriale diretto tra la Russia e la Crimea ha permesso di dislocare le truppe più a nord e concentrare gli sforzi su Izium, Kramatorsk e Sievierodonetsk.

Azovstal e luoghi del genere in città sono i più evidenti esempi del perché il Donbass e il suo patrimonio industriale siano molto importanti, sia per l’Ucraina che agli occhi della Russia. Mariupol è la seconda città portuale più grande dell’Ucraina, e prima delle pesanti sanzioni occidentali, La Russia aveva un settore siderurgico in piena espansione, valutato come il quinto più grande del mondo.

Il Donbass è conosciuto soprattutto per il suo carbone, ma Mariupol aveva anche una redditizia industria metallurgica. Secondo il gigante ucraino dell’acciaio Metinvest circa 40.000 residenti erano impiegati presso Azovstal e un’altra acciaieria vicina di proprietà della stessa società, Ilyich Iron and Steel Works.

Insieme, Azovstal and Ilyich garantivano per all’incirca un terzo della produzione di acciaio grezzo in Ucraina nel 2019, secondo il conto del gruppo di analisi GMK Center. Quell’anno, l’acciaio e le industrie connesse hanno contribuito per il 12% del PIL ucraino.

Metinvest ha dichiarato a Reuters che non avrebbe “mai operato sotto l’occupazione russa.” Taras Shevchenko, direttore generale di Ilyich Iron e Steel Works, ha detto in un intervista al canale di notizie Ukraine 24 che l’azione russa a Mariupol è stata una “deliberata, sistematica distruzione dell’industria” e ha promesso di ripristinare gli impianti metallurgici. Le sue osservazioni sono state pubblicate nel sito di Metinvest.

Azovstal aveva già visto la guerra.

Il sito iniziò le produzioni nel 1933, ma meno di dieci anni dopo Mariupol fu conquistata dalle truppe tedesche durante la Seconda guerra mondiale, e l’acciaieria fu bloccata con il drammatico esodo dei civili dalla città. Nel 1944 poi, solo un anno dopo la fine dell’occupazione, il lavoro era già in corso per ricostruire l’impianto, che presto divenne una parte produttiva e redditizia dell’industria siderurgica sovietica.

Settanta anni dopo, gli operai dell’acciaieria di Azovstal si sono organizzati per riprendere con la forza Mariupol dai separatisti pro-Russia nel 2014. La resistenza – in una città dove la maggioranza delle persone parla russo ed ha spesso votato per politici amici di Mosca – ha sorpreso molti osservatori.

Rinat Akhmetov, l’uomo più ricco d’Ucraina e il proprietario di Metinvest, è stato membro del parlamento per il partito filorusso della regione. È stato accusato di torbidi affari malavitosi – accuse che ha a lungo negato – e ha avuto un ruolo di supporto quando le indagini federali hanno esaminato i legami del presidente Donald Trump con Mosca.

Akhmetov ha rifiutato di sostenere l’invasione russa e, nonostante disaccordi con il presidente Volodymyr Zelensky, ha contribuito a finanziare il governo facendo un pagamento anticipato di 34 milioni di dollari di tasse.

Metinvest aveva in programma un investimento di 1 miliardo di dollari nei suoi impianti dell’industria dell’acciaio e del ferro della zona. Enver Tskitishvili, l’amministratore delegato di Azovstal, parlando in un discorso video da Kiev a metà marzo, ha detto che la chiusura sarebbe stata solo temporanea. “Torneremo in città, ricostruiremo l’impresa e la faremo rivivere. Funzionerà e porterà gloria all’Ucraina come ha sempre fatto”, ha detto Tskitishvili. “Perché Mariupol è l’Ucraina. Azovstal è l’Ucraina”.

Sievierodonestk
Matthew mpoke bigg, Mark Santora New York Times, 15 giugno 2022

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Fumo sopra Sievierodonetsk. Aris Messinis/Agence France-Presse

Mentre le forze russe hanno combattuto mercoledì per stringere il cappio intorno alle città gemelle di Sievierodonetsk e Lysychansk, le forze ucraine a Sievierodonetsk sono apparse in gran parte confinate in un angolo industriale della città in rovina, con alcune unità ora in bunker sotto una fabbrica chimica di epoca sovietica.

L’agenzia di intelligence militare britannica ha stimato che anche “diverse centinaia” di civili stavano cercando rifugio all’interno della fabbrica, l’impianto Azot. Questo è uno sviluppo che sicuramente attirerà paragoni con ciò che successe all’impianto siderurgico di Mariupol, dove migliaia di civili e combattenti hanno resistito per settimane.

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Civili in aprile fuori dal rifugio antiatomico dell’impianto chimico Azot a Sievierodonetsk, dove si sono nascosti dai bombardamenti dall’inizio della guerra. Marko Djurica/Reuter

I bunker sotto le acciaierie Azovstal di Mariupol, un gigantesco complesso industriale le cui imponenti ciminiere dominano lo skyline della città, hanno offerto ai combattenti e ai civili ucraini un posto dove nascondersi – in condizioni strazianti – per settimane, dopo che il resto della città era caduto sotto le forze russe.

I bunker della fabbrica dell’Azot Chemical Association a Sievierodonetsk, una città industriale sulle rive del fiume Siversky Donets, sembrano svolgere un ruolo simile. Mentre la città viene bombardata dalle forze russe che cercano di conquistare le ultime parti della provincia di Luhansk che hanno sfidato la loro presa, i combattenti dello stabilimento, a pochi isolati dal fiume, hanno resistito.

Centinaia di civili sono intrappolati nell’impianto e un portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari, Saviano Abreu, ha detto che “la gente sta soffrendo e subisce continui bombardamenti”. Inoltre si teme per la carenza di scorte d’acqua e cibo, servizi igienici ed elettricità. Le Nazioni Unite, ha aggiunto, non sono al momento in grado di fornire gli aiuti necessari a causa dei continui bombardamenti sulla città.

Dmytro Firtash, la cui società, Group DF, è proprietaria dell’impianto, ha dichiarato in un comunicato di questo mese che tra i civili c’erano dipendenti che erano rimasti per salvaguardare “ciò che è rimasto delle sostanze chimiche altamente esplosive dell’impianto”.

Firtash è un magnate ucraino dell’energia che, nel 2019, rischiava l’estradizione negli Stati Uniti con l’accusa di corruzione e racket.

L’impianto è un insieme di edifici lunghi e bassi che occupano diversi isolati nella parte occidentale della città, con due ciminiere imponenti e molte altre più piccole. I prodotti chimici sono un elemento fondamentale della produzione industriale del Paese e, prima della guerra, l’impianto era un importante produttore di ammoniaca, urea e nitrato di ammonio.

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L’impianto Azot nel 2019. Brendan Hoffman / The New York Times

I funzionari ucraini rilasciano quotidianamente immagini degli ultimi danni subiti dalla città distrutta, evacuata dalla maggior parte dei civili.

Dopo un bombardamento di artiglieria durato settimane, le forze russe sono avanzate in città. Secondo i funzionari ucraini, i combattimenti, isolato per isolato, si sono intensificati e non è chiaro il numero preciso di combattenti ucraini rimasti e quanta parte della città controllino.

Per coloro che resistono, il rifornimento di munizioni, cibo, acqua e materiale medico è fondamentale. Dopo la caduta di Mariupol, all’inizio di maggio, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha salutato il coraggio dei piloti di elicottero che sono morti nel tentativo di rifornire le acciaierie. Nel caso di Sievierodonetsk, i ponti che collegano la città di Lysyschansk sulla sponda occidentale del fiume sono stati cruciali per il rifornimento e l’evacuazione, ma martedì i funzionari ucraini hanno dichiarato che l’ultimo ponte è stato distrutto.

“Le forze russe continuano a combattere per il controllo dell’impianto industriale Azot e hanno distrutto tutti i ponti tra Sievierodonetsk e Lysychansk, probabilmente per isolare i difensori ucraini rimasti in città dalle linee di comunicazione”, ha dichiarato mercoledì l’Institute for the Study of War, un think tank di Washington.

Serhiy Haidai, capo dell’amministrazione militare di Luhansk, ha dichiarato che le forze russe stavano usando l’artiglieria per colpire l’impianto di Sievierodonetsk, che prima della guerra era il terzo produttore di ammoniaca dell’Ucraina..

“I russi stanno cercando di prendere d’assalto la città da diverse direzioni”, ha dichiarato in un video Oleksandr Striuk, capo dell’amministrazione militare di Sievierodonetsk. “L’esercito ucraino controlla la zona industriale e di tanto in tanto vengono prese misure per estromettere il nemico dal centro della città”.

Ha detto che l’organizzazione della logistica per gli ucraini è diventata più difficile dopo che l’ultimo ponte verso la città è stato distrutto, “ma rimangono alcuni percorsi”.

I russi hanno invitato mercoledì gli ucraini nello stabilimento ad arrendersi e hanno promesso di aprire un “corridoio umanitario” per consentire ai civili di essere evacuati in Russia. Ma annunci di questo tipo, negli ultimi quattro mesi dall’inizio della guerra, raramente si sono tradotti in evacuazioni significative senza che entrambe le parti fossero d’accordo e senza il coinvolgimento di osservatori internazionali come la Croce Rossa.

Sebbene la città sia in rovina, la persistente difesa ucraina sta complicando la più ampia offensiva russa nella più vasta regione del Donbass, spingendo Mosca a dedicare ampie risorse alla lotta.

Secondo la valutazione britannica, “le forze russe accerchieranno probabilmente Azot, mentre i combattenti ucraini potranno sopravvivere sottoterra”.

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Famiglie all’interno del rifugio antiatomico dell’impianto chimico Azot in aprile. Alcune unità militari ucraine si trovano ora in bunker sotto la fabbrica. (Marko Djurica/Reuters)

Le forze russe conquistano con grande fatica ogni passo in avanti, combattendo strada per strada

“È altamente improbabile che la Russia avesse previsto un’opposizione così robusta o un conflitto così lento e logorante durante la pianificazione iniziale dell’invasione”, ha dichiarato l’agenzia militare britannica. La continua resistenza degli ucraini in città, ha aggiunto, “probabilmente impedirà temporaneamente alla Russia di destinare queste unità ad altre missioni”.

Si tratta di un aspetto cruciale, in quanto l’Ucraina continua a lottare per la regione del Donbass, che ora è al centro delle ambizioni belliche della Russia e che influenzerà l’esito più ampio della guerra.

“È fondamentale resistere nel Donbass”, ha detto il presidente Volodymyr Zelensky in un discorso notturno. “Più perdite subisce il nemico, meno forza avrà per continuare l’aggressione. Pertanto, l’esito delle battaglie del Donbass è fondamentale per determinare chi dominerà nelle prossime settimane”.

Ma senza la rapida consegna di armi occidentali più potenti, ha detto il suo governo, tutto ciò che possono fare è resistere mentre la Russia continua a ridurre le sue forze, facendo piccoli guadagni a caro prezzo

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