Gli insider del Cremlino temono il proseguimento della guerra

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Putin oligarchi

Alcuni insider del Cremlino temono che l’invasione sia stata un catastrofico errore – ma dicono che il presidente russo non cederà e non è in pericolo di perdere il potere.

Bloomberg News (Tradotto da Alessandro Luciano)

20 aprile 2022

putin shoigu
Vladimir Putin con il Ministro della Difesa Sergej Shoigu (ANSA)

Quasi otto settimane dopo che Vladimir Putin ha ordinato alle sue truppe di entrare in Ucraina le perdite militari continuano a crescere e la Russia sta affrontando un inedito isolamento internazionale. Un piccolo ma crescente numero di alti esponenti del Cremlino stanno silenziosamente mettendo in discussione la scelta di entrare in guerra.

La dimensione delle critiche agli alti livelli del potere rimane limitata e distribuita tra importanti membri del governo e delle imprese statali. I critici, secondo dieci persone che hanno una conoscenza diretta della situazione, credono che l’invasione sia stata un errore catastrofico che riporterà indietro di anni lo sviluppo del paese.

Inoltre queste persone credono che non ci siano possibilità che il presidente russo possa cambiare le sue scelte e che non ci siano prospettive di problemi interni. Sempre più legato a una piccola cerchia di consiglieri intransigenti, Putin ha ignorato i tentativi di altri ufficiali di metterlo in guardia sui costi politici ed economici.

Alcuni hanno detto che condividono sempre più il timore espresso dai funzionari dell’intelligence statunitense che Putin potrebbe ricorrere a un uso limitato di armi nucleari se costretto ad affrontare il fallimento in una campagna che considera la sua missione storica.

Bucha
Persone camminano tra i detriti e i veicoli militari russi distrutti in una strada di Bucha il 6 aprile, dopo che le forze ucraine hanno ripreso il controllo della città settentrionale: Chris McGrath/Getty Images

Le paure dell’èlite russa

A ben vedere il sostegno alla guerra di Putin rimane profondo in gran parte dell’élite russa, con molti addetti ai lavori che abbracciano in pubblico e in privato la narrativa del Cremlino che il conflitto con l’Occidente fosse inevitabile e che l’economia si adatterà alle sanzioni radicali imposte dagli Stati Uniti e dai suoi alleati. Il sostegno pubblico rimane forte dopo che lo shock iniziale e lo sconvolgimento delle sanzioni hanno lasciato il posto a una sorta di stabilità surreale in Russia.

Eppure, sempre più importanti membri del Cremlino sono arrivati alla conclusione che l’impegno di Putin a continuare l’invasione porterà la Russia ad anni di isolamento e di tensione accresciuta, col risultato di lasciare la sua economia paralizzata, la sua sicurezza compromessa e la sua influenza globale decapitata. 

Alcuni magnati del business hanno fatto dichiarazioni velate mettendo in discussione la strategia del Cremlino, ma molti tra quelli che contano hanno troppo timore della crescente repressione del dissenso per esprimere le loro preoccupazioni in pubblico.

Gli scettici sono rimasti sorpresi dalla rapidità ed ampiezza della risposta degli USA e dei suoi alleati. Le sanzioni economiche hanno congelato la metà dei 640 miliardi di dollari di riserve possedute dalla banca centrale e le aziende straniere hanno abbandonato decenni di investimenti per chiudere da un giorno all’altro. Così come la costante espansione del sostegno militare per Kyiv che sta aiutando a respingere l’avanzata russa.

Chi conosce direttamente la situazione dice che gli alti ufficiali hanno provato a spiegare al presidente che l’impatto economico delle sanzioni sarà devastante, erodendo i due decenni di crescita ed innalzamento degli standard di vita che il governo di Putin ha garantito.

spesa russia
Persone osservano gli scaffali vuoti del reparto assorbenti in un centro commerciale di Mosca il 16 marzo: Konstantin Zavrazhin/Getty Images

la visione di putin

Putin ha ignorato gli avvertimenti, rispondendo che sebbene la Russia dovrà pagare un costo enorme l’occidente non gli aveva lasciato alternative diverse dalla guerra. Pubblicamente Putin ha detto che la “guerra-lampo economica” è fallita e che l’economia si adatterà.

Il presidente rimane fiducioso del fatto che il popolo lo segua, che i russi siano pronti ad affrontare anni di sacrifici per realizzare la sua visione di grandezza nazionale. Con il controllo serrato sui capitali il rublo ha recuperato molte delle sue perdite iniziali e mentre l’inflazione ha avuto un picco la perturbazione economica è rimasta relativamente limitata.

Putin è determinato a proseguire i combattimenti, anche se il Cremlino ha dovuto ridurre le sue ambizioni, passando dall’idea di prendere gran parte del paese ad una estenuante battaglia per la regione orientale del Donbass. Secondo questa visione accontentarsi di meno lascerebbe la Russia irrimediabilmente vulnerabile e debole di fronte alla minaccia portata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati.

Due informatori ci hanno detto che nelle settimane successive all’inizio dell’invasione la cerchia di consiglieri di Putin si è ulteriormente ristretta rispetto al già piccolo numero di integralisti che lo affiancavano fino a quel momento. Sembra che la decisione di invadere è stata presa da Putin insieme a solo una manciata di falchi tra cui il ministro della Difesa Sergei Shoigu, il capo dello Stato Maggiore Valery Gerasimov e Nikolai Patrushev, segretario del Consiglio di Sicurezza della Russia.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov non ha risposto alla richiesta di un commento a questo articolo. Il Ministro degli Esteri Sergei Lavrov non ha dato una risposta diretta alle ripetute domande sull’uso delle armi nucleari in Ucraina in un’intervista rilasciata Martedì.

I critici non vedono alcun segnale da Putin sul considerare la possibilità di interrompere l’invasione dato le perdite o di fare le concessioni necessarie per un cessate il fuoco. Dato il suo totale dominio sul sistema politico le opinioni alternative trovano spazio solo nel privato.

l’errore di calcolo

La limitatezza delle informazioni ha contribuito all’errore di calcolo del Cremlino nei primi giorni dell’offensiva. Coloro che si intendono della materia dicono che si è puntato su un largo supporto delle truppe e degli ufficiali ucraini così come su una progressione militare più veloce. Il leader russo ha anche sottostimato l’efficacia della sua controparte ucraina, percepita inizialmente come debole.

Abramovich
Abramovich assiste ai colloqui di pace tra le delegazioni di Russia e Ucraina a Istanbul il 29 marzo. Fotografo: Cem Ozdel/Agenzia Anadolu/Getty Images

Roman Abramovich, il miliardario che ha partecipato ai colloqui di pace finora infruttuosi, ha dovuto dissuadere Putin dalla sua convinzione che il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy, un ex attore di commedie, sarebbe fuggito dal paese una volta iniziata l’invasione.

Andrei Soldatov, un esperto del FSB – i servizi segreti di sicurezza russi eredi del KGB – sostiene che la frustrazione per il fallimento dell’invasione sta crescendo. Ci si aspettava che i combattimenti non sarebbero durati più di un paio di settimane.

Gli scontenti e i patriottici

Solo uno degli alti ufficiali ha finora pubblicamente rotto con il Cremlino rispetto all’invasione: Anatoly Chubais, l’impopolare architetto delle privatizzazioni degli anni ‘90. Ha lasciato il paese e Putin lo ha rimosso dai suoi incarichi, compreso il ruolo di inviato per il clima.

Putin Chubais
Putin e Chubais nel novembre 2016.Fotografo: Alexei Druzhinin/AFP/Getty Images

Agli altri che avrebbero voluto abbandonare – compresa Elvira Nabiullina, capo della banca centrale – è stato detto che sarebbero dovuti rimanere per aiutare a gestire il crollo economico. Alcuni funzionari di basso profilo hanno chiesto di essere trasferiti a posizioni non attinenti all’elaborazione di politiche.

Gli alti funzionari hanno denunciato coloro che lasciano il paese come “traditori”.

I magnati hanno visto i loro yachts, proprietà e altre partecipazioni sequestrate per via delle sanzioni imposte dagli USA e dai loro alleati. Solo un paio di loro sono stati critici rispetto alla guerra, anche se non hanno menzionato Putin.

Il magnate dei metalli Oleg Deripaska alla fine di marzo ha definito “insana” la guerra. Ha detto che sarebbe dovuta finire “tre settimane fa con dei negoziati ragionevoli”. Inoltre ha messo in guardia: i combattimenti potrebbero continuare “per numerosi anni”.

Deripaska
Oleg Deripaska. Photographer: Andrey Rudakov/Bloomberg

Alcuni nell’elite hanno però spinto verso l’adozione di una linea ancora più ardua. Dopo che il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha difeso un importante conduttore televisivo che aveva lasciato il paese dopo l’invasione Ramzan Kadyrov, uomo forte della Cecenia – che ha truppe schierate in Ucraina – lo ha rimproverato di insufficiente patriottismo.

Tatiana Stanoyava di R.Politik ha detto che “Putin ha costruito il suo regime principalmente sull’accumulazione di consenso, questo gli ha dato i mezzi per controllare l’elite”. “Non c’è spazio per il disaccordo o la discussione, tutti devono semplicemente andare avanti ed eseguire gli ordini del presidente e finché Putin terrà la situazione sotto controllo, la gente lo seguirà”.

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