L’ottava piaga: l’invasione delle cavallette

Avatar für Alessandro Luciano
L’invasione delle cavallette in Sardegna rappresenta l’ennesima “emergenza” ambientale su cui la politica brancola nel buio. Per affrontare i fenomeni ambientali estremi è necessaria una prospettiva di sostenibilità e prevenzione.
L'invasione delle cavallette

I fenomeni ambientali e metereologici estremi sono ormai una triste realtà quotidiana a cui ci stiamo abituando. La consapevolezza dello strettissimo legame tra le società umane e l’equilibrio degli ecosistemi si fa sempre più solida all’aumentare delle notizie apocalittiche che provengono dai quattro angoli del mondo. E proprio di apocalisse sembra che si parli quando arriva una notizia come quella giunta gli scorsi giorni dalla Sardegna: l’invasione delle cavallette.

L'invasione delle cavallette
L’invasione delle cavallette, Sardegna

In realtà ciò che sta succedendo nell’isola assomiglia più a ciò che viene descritto nel libro dell’Esodo. Secondo il testo biblico Dio punì il faraone e il popolo egiziano per aver tenuto in schiavitù gli ebrei e per aver adorato altre divinità. La maniera con cui dimostrò la sua esistenza e il suo dominio sul mondo fu un tantino violenta: con dieci piaghe terribili la società egizia fu messa in ginocchio e terrorizzata.

Ovviamente la somiglianza è esclusivamente metaforica e richiamarla serve solo a rendersi conto di quanto questi fenomeni estremi e apparentemente inspiegabili siano ben conosciuti dagli esseri umani e documentati nel corso della storia. Nessuna punizione divina dunque: le periodiche invasioni di cavallette sono la testimonianza di un equilibrio sempre instabile in cui l’essere umano non è agente passivo in cerca di spiegazioni mitiche, ma protagonista attivo.

la situazione in sardegna

Da qualche giorno è stato lanciato un vero e proprio “allarme cavallette” in Sardegna. E d’altronde questa non è una novità, anche gli anni scorsi questa situazione si era presentata in forma analoga.

Secondo la Coldiretti sono almeno 30mila ettari di terreno ad essere stati interessati finora da questa invasione distruttrice partita dalla piana di Ottana, una zona tra le più aspre e calde, situata esattamente al centro dell’isola. Da qui le cavallette, muovendosi in sciami volanti, si stanno estendo verso ovest sia a nord che a sud, colpendo le regioni del Marghine in provincia di Sassari e del Campidano in provincia di Oristano.

La piana di Ottana. Wikimedia Commons

Il conto dei danni dunque non potrà che aumentare e si pensa già che presto l’estensione del terreno distrutto raggiungerà i 50mila ettari.

Le cavallette sono state definite dalla FAO “il parassita migratorio più distruttivo del mondo”: un loro sciame, costituito di un centinaio di milioni di individui, è capace di divorare il cibo che sfamerebbe 35 000 esseri umani. Messa in termini di massa circa 600 tonnellate di cavallette possono mangiare ciò che mangiano più di 2000 tonnellate di esseri umani.

Sono numeri impressionanti e danno la sensazione di ciò che sta succedendo all’economia agroalimentare sarda: interi raccolti distrutti, foraggio divorato, pascoli inservibili, con danni economici che si stimano in milioni di euro.

Ma non finisce qui, perché le cavallette infestano anche gli orti, i giardini privati, gli spazi pubblici dei centri abitati e le strade, su cui le macchine si destreggiano tra una pioggia di insetti e l’altra.

I primi interventi della Regione Sardegna hanno consentito di contenere i danni per qualche giorno ma la situazione sembra essere fuori controllo. Il Ministro delle Politiche Agricole Patuanelli ha dichiarato in un Question Time alla Camera che verrà valutata la possibilità di dichiarare lo stato di calamità naturale e di nominare un commissario.

Nel frattempo gli agricoltori si organizzano secondo un cronoprogramma stabilito dalla Coldiretti, che vedrà una serie di interventi di mappatura del problema e aratura dei campi interessati distribuiti tra quest’estate e marzo 2023, prima della schiusa delle uova nella prossima stagione.

Le cause

Il fenomeno dell’invasione delle cavallette, come abbiamo accennato, non è una novità e non può essere ricondotto direttamente agli effetti del cambiamento climatico. Ma ovviamente le scienze ecologiche ci permettono di fare delle considerazioni più raffinate di quelle degli antichi popoli ebraici in cui le storie raccontate nel libro dell’Esodo presero corpo. Nessuna punizione divina dunque, ma una molto più mondana e prosaica incuria umana.

Occorre chiedersi da dove arrivino queste cavallette e la risposta è presto data: ogni cavalletta depone circa un centinaio di uova tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate. Le condizioni che favoriscono lo schiudersi delle uova – e dunque la numerosità degli sciami e la gravosità dell’impatto su società e economia umana – sono l’assenza di specie antagoniste, l’incuria dei terreni, la siccità e il calore.

Una situazione come quella del centro Sardegna, che prevede la compresenza di tutte queste condizioni, rappresenta l’habitat perfetto per la riproduzione delle cavallette.

cavalletta
Cavalletta – Nanopress.it

L’assenza di specie antagoniste permette agli sciami di non perdere individui e conservarsi numerosi, l’incuria dei terreni funziona da riparo per le uova, che nascoste tra la vegetazione incolta possono svilupparsi con tranquillità. La siccità e il calore, questi sì fenomeni diretta conseguenza del cambiamento climatico e tendenti ad essere sempre più presenti, sono ingredienti essenziali di un ambiente favorevole a questa specie.

le soluzioni

Le soluzioni praticate finora sono sempre state prese all’insegna della precarietà di un contesto emergenziale. Poco conta che ormai questo fenomeno sia tutt’altro che un’emergenza, dato che si presenta con regolarità impressionante e fa ormai parte delle logiche strutturali dell’ecologia del centro Sardegna.

Uso di droni per mappare le aree colpite, incendi controllati, inserimento di specie antagoniste alloctone e utilizzo di microorganismi come funghi e batteri. Queste soluzioni presentano tutte il carattere della contingenza e soprattutto della reazione, arrivano in ritardo a cercare di riparare danni già subiti, di salvare il salvabile.

Ma dato che la presenza degli infestanti sciami di cavallette non rappresenta più un’emergenza, ma è piuttosto una regolarità stagionale, viene da pensare che si dovrebbero predisporre politiche strutturali focalizzate su questo fenomeno, all’insegna della sostenibilità e della prevenzione. Il punto più sensibile, secondo l’entomologo Ignazio Floris dell’Università di Sassari, pare essere quello dei terreni incolti dove è difficile scovare i nidi e le cavallette riescono a riprodursi con tranquillità.

terreni incolti
Terreni Incolti

Quello dei terreni incolti è un problema che in Sardegna ha conseguenze anche su di un’altra piaga stagionale che crea danni incalcolabili: gli incendi. I terreni non curati, infatti, oltre alla schiusa delle uova di cavallette favoriscono il propagarsi delle fiamme, rendendo spesso inutili gli sforzi di Protezione Civile e Vigili del fuoco per contenere la distruzione portata dal fuoco.

Solo in un ottica lungimirante e preventiva i numerosi problemi ambientali che la Sardegna vive, e vivrà con sempre maggiore violenza, potranno essere efficacemente contrastati. Una visione progettuale che interpreti l’isola non solo come piattaforma di un turismo estrattivo ma come un territorio in cui favorire cura e competenze per un rapporto tra esseri umani e ambiente naturale che sia generativo e sostenibile.

di Alessandro Luciano

Total
1
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Previous Post
Loghi Cyclorama

I Canali Social Cyclorama

Next Post
Shopping center in Kremenchuk after Russian shelling frame

I bombardamenti russi a Kremenčuk

Related Posts