Neom, la folle idea di bin Salman

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Neom, the Line

Il progetto del principe saudita è una colossale smart city di fondazione che dovrebbe accogliere oltre 9 milioni di persone al 2045. Con più di un problema.

Il NEOM Regional Plan

Il 24 ottobre del 2017 il principe Mohammad bin Salman annuncia il progetto di costruzione di una nuova città (1) durante la prima conferenza del Future Investment Initiative Institute, la fondazione del Public Investment Fund saudita.

Neom si inserisce sulla scia della Saudi Vision 2030, il documento strategico che dovrebbe guidare lo sviluppo sostenibile dell’Arabia Saudita. Uno sviluppo all’insegna di turismo, cultura, e soprattutto riduzione della dipendenza economica dal petrolio.

Neom è un progetto di area vasta, localizzato a nord-ovest del Paese lungo la costa del Mar Rosso, vicino ai confini con Giordania ed Egitto. Il progetto è suddiviso in tre regions: Trojena, Oxagon e l’ambiziosa The Line.

Il nome Neom deriva dalla composizione del termine greco Neo e la prima lettera della parola “Mostaqbal“, futuro in lingua araba (2).

L’area di NEOM e i progetti previsti (alamy.com)

Trojena, la montagna del principe

Trojena si trova nella parte settentrionale dell’area di Neom, in un’area montuosa a 60 chilometri dal Golfo di Aqaba. Il progetto prevede la costruzione di un complesso dedicato al turismo di montagna, con un insieme di attività che spaziano dallo sci al trekking, ai water sport nel lago artificiale situato nel cuore del complesso.

L’ingresso dell’area sarà definito da The Vault, il villaggio verticale che dovrebbe connettere il mondo fisico e quello digitale. Al centro dell’area, intorno, al di sotto e nei rilievi sopra al lago, dovrebbero localizzarsi gli altri elementi del complesso.

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The Vault. Rendering (neom.com)

In parte al di sotto del lago, The Bow ospiterà spazi per conferenze e attività sportive, oltre agli immancabili alloggi di lusso e albergo a cinque stelle. Sulla costa dovrebbero inoltre sorgere le ultra-luxury mansions. Più in alto, sui rilievi che circondano la vallata occupata dallo specchio d’acqua, si immaginano The Observatory, padiglione con belvedere sull’area e lo Sky Village, punto nevralgico del turismo invernale a 2400 metri di altitudine. Completa il complesso la Wildlife Reserve, area di tutela e promozione di una edutainment experience.

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Il lago centrale e le ultra-luxury mansion. Rendering (neom.com)

Oxagon, il polo produttivo

Oxagon sarà il cuore produttivo di Neom e dovrebbe fungere da attrattore per attività di industria 4.0, imprenditori e innovatori. Situata nell’area meridionale della regione, si affaccerà sul Mar Rosso in una posizione strategica per intercettare quel 13% di traffico merci globale che transita dal Canale di Suez.

La città, di forma ottagonale con un diametro di 7 chilometri, dovrebbe sorgere sul mare diventando la più estesa struttura galleggiante del pianeta. Secondo i progettisti, Oxagon dovrebbe accogliere 90000 abitanti e generare 70000 posti di lavoro entro il 2030.

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Veduta di Oxagon dal mare. Rendering (neom.com)

All’interno dell’ottagono, tagliato a metà dalle acque, è previsto un terminal croceristico. Nella metà di città sul mare sono previsti una off-shore community, le blue economy industries e l’oceanographic research center. Nell’area di città più prossima alla terraferma sono previste l’area portuale e logistica, lo jabal village, l’oxagon village e la zona manifacturing. Poco più a sud sorgeranno le infrastrutture di supporto alla città come il data center e l’impianto di desalinizzazione. Oxagon dovrebbe alimentarsi con energia rinnovabile e seguire i principi dell’economia circolare, creando un ambiente attrattivo per le imprese.

The Line, la città lineare

The Line è forse il più ambizioso progetto di Neom. Si tratta di un’enorme città lineare composta da due lunghi serpentoni paralleli alti 500 metri e disposti in direzione est-ovest. Le dimensioni sono impressionanti: i due filari di edifici, distanziati di 200 metri, dovrebbero svilupparsi per fasi fino a raggiungere la lunghezza di 170 chilometri.

The Line, il video promozionale del progetto

Al termine dei lavori nel 2045, The Line dovrebbe ospitare 9 milioni di abitanti, il grosso della popolazione prevista per l’intera Neom. The Line promette di essere una rivoluzione nel modo di abitare: una città priva di strade e di auto, interamente alimentata da energia rinnovabile e con una impronta al suolo di soli 34 chilometri quadrati. Rivestita all’esterno da superfici vetrate, The Line promette di offrire ai residenti tutti i servizi fondamentali entro 5 minuti di camminata dalla propria dimora. La città sarà organizzata in distretti, tra loro funzionalmente autonomi.

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Nel corridoio largo 200 metri tra i due blocchi sono previsti gli spazi pubblici. Al di sotto di giardini, orti, campi da golf, stadi e molto altro un treno sotterraneo ad alta velocità garantirà i trasporti interni. La mobilità verso l’esterno sarà garantita da aeroporti, di cui uno già in funzione, eliporti e un porto turistico.

La governance di Naom

I render diffusi sul sito ufficiale di Neom mostrano visioni futuristiche e architetture spettacolari, ma un osservatore attento non avrà mancato di notare che lo stile di vita rappresentato sembra ben più simile a quello occidentale che a quello del Paese culla dell’Islam.

Immagine promozionale da neom.com

Non è solo un’impressione. Nonostante anche in Saudi Vision 2030 sia possibile leggere l’impegno dell’Arabia Saudita nel conciliare gli usi e i costumi tradizionali a una maggiore apertura verso i diritti, bin Salman immagina per Neom una certa autonomia istituzionale. Il risultato finale dovrebbe essere qualcosa di simile a una zona franca, secondo il modello di Dubai negli Emirati Arabi Uniti.

Le condizioni fiscali agevolate e l’autonomia amministrativa permetterebbero a Neom di dotarsi di regolamenti e leggi proprie. Tuttavia, come argomenta il prof. Steffen Hertog della London School of Economics a Dubai questo ha funzionato bene, ma i tentativi di copiarlo sono stati meno efficaci nella regione (1).

I dubbi sul progetto

I promotori stessi del progetto Neom sono consapevoli che il percorso intrapreso sia probabilmente un caso unico in tutta la Storia. Lo stesso bin Salman dichiarò: “dato che lo stiamo facendo dal nulla, perché dovremmo copiare le città normali?

E come tutti i casi unici, il progetto ha suscitato reazioni contrastanti e critiche. Critiche che possono essere suddivise in aspetti tecnico-ambientali, finanziari e politico-sociali.

I problemi tecnico-ambientali

L’area selezionata per accogliere Neom ha un’estensione di 26500 chilometri quadrati (3), in un territorio incontaminato caratterizzato da spiagge, montagne, deserto e paesaggi mozzafiato. Quali saranno gli impatti ecologi del complesso di edifici, delle loro utilities e soprattutto dei milioni di persone che verranno insediate? Al di là delle questioni architettoniche e ingegneristiche, un progetto di così ampia portata pone problemi di larga scala, come le forniture elettriche, idriche e di cibo.

Elettricità

Neom promette di essere interamente autosufficiente nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ma la sfida è complicata. Le caratteristiche del territorio sono favorevoli alla produzione solare ed eolica, e il progetto prevede di far fronte all’aleatorietà delle fonti rinnovabili tramite impianti di produzione di idrogeno verde. Il silicio estratto dal deserto, inoltre, dovrebbe fornire la materia prima per gli impianti.

Tuttavia, alimentare nove milioni di persone mantenendo un clima vivibile in pieno deserto potrebbe rivelarsi complicato e incidere notevolmente sui costi. O potrebbe spingere a un’alimentazione tradizionale a combustibili fossili, materie prime che abbondano in Arabia Saudita. Inoltre, la produzione di idrogeno verde da solare ed eolico è ancora molto costosa: l’italiana IREN stima nel suo sito che l’idrogeno verde potrebbe essere accessibile a tutti dal 2050 (5).

Acqua

Neom punta sui dissalatori per poter rifornire la popolazione, convenienti nel Medio Oriente a causa della carenza endemica di acqua. Nella produzione più diffusa nell’area, la dissalazione termica, l’acqua evapora all’interno di una serie di silos e il vapore viene ricondensato in un altro contenitore.

Il processo produce una grande quantità di salamoia (brine) (6), una miscela di acqua, sali e sostanze utilizzate come anti-incrostanti nei silo quali il rame e il cloro. La salamoia si deposita al fondo dei silo e deve essere smaltita con cautela, ma spesso viene semplicemente scaricata a mare.

Salamoia in uscita da un impianto di desalinizzazione in Messico (Alan Harper)

Il 55% della produzione mondiale di questo scarto, circa 142 milioni di metri cubi al giorno, è di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Qatar (7). Il riuso della salamoia per altre produzioni industriali sarà un elemento cruciale per la sostenibilità del processo.

Un secondo problema arriva dall’energia per alimentare la dissalazione termica. Attualmente, gli impianti di dissalazione a energia rinnovabile non hanno avuto successo (8).

Cibo

Neom dichiara che le coltivazioni presenti nel proprio territorio saranno in grado di garantire le forniture interne, ma ciò costituirà un elemento di novità in un Paese che importa l’80% del suo cibo dall’estero.

Sarà davvero possibile raggiungere l’obiettivo in modo circolare e sostenibile? L’Arabia Saudita si è dimostrata aperta verso le nuove tecnologie, incluse le più innovative tecniche OGM, ma – come per l’acqua – il progetto potrebbe confidare troppo su tecnologie ancora non del tutto affermate.

La fattibilità finanziaria

Neom è un territorio dotato di particolari caratteristiche amministrative, una zona economica speciale. Il progetto potrebbe includere aree dell’Egitto e della Giordania, stretti alleati dell’Arabia Saudita, che tuttavia non hanno ancora rivelato le modalità di adesione all’iniziativa (2).

Questo status dovrebbe permettere a Neom di guadagnare attrattività, ma al momento il principale problema per l’intero progetto è costituito dai costi, stimati nel primo annuncio del 2019 a 500 miliardi (1). Il progetto verrà finanziato in parte attraverso il Fondo sovrano dell’Arabia Saudita, ma avrà bisogno di reperire risorse private per potersi concretizzare.

The Line, rendering (neom.com)

L’offerta pubblica iniziale (IPO) per Neom è prevista nel 2024, e i promotori hanno avviato la campagna di marketing per convincere gli investitori. Una campagna che però alcuni esperti hanno giudicato poco riuscita. In primis, parte del video-spot è girato a Singapore, in secondo luogo l’immaginario di riferimento sembra quello di una città per ricchi e non di un luogo che possa accogliere dagli operai ai miliardari come assicurato da Ali Shihabi, membro del comitato esecutivo.

L’Arabia Saudita è già riuscita a costruire efficacemente il brand delle sue città prima d’ora, rendendo molte delle sue città alcune delle metropoli più ricche del pianeta in quella che è stata definita la oil urbanization (2). Ma probabilmente per Neom non basteranno solo immagini ed esperienze pregresse.

Le questioni politiche e sociali

L’idea di una città per ricchi emerge immediatamente da una semplice visita nel sito promozionale di Neom. Si tratta sicuramente di una necessità, visto che al momento il progetto è alla ricerca di investitori, ma per ospitare nove milioni di persone la città dovrà essere in grado di disporre di un’offerta in termini di lavoro e servizi variegata e adatta a più fasce sociali.

Al momento, sul sito ufficiale è presente una sezione careers da cui reclutare lavoratori al cantiere disposti a trasferirsi a Neom, ovviamente tutti con cittadinanza saudita. Basteranno i lavoratori a costituire un primo nucleo di comunità?

Inoltre, il progetto ha scatenato le proteste della popolazione Huwaita: sono almeno 20000 le persone che verranno costrette ad abbondonare i loro villaggi per fare spazio a The Line e alle altre strutture di Neom.

Soldati sauditi in preparazione della parata annuale per il pellegrinaggio di Haji (2015)

Un terzo problema riguarda la posizione internazionale dell’Arabia Saudita e le visioni personali di bin Salman. Il principe, in opposizione al padre, ha un approccio alla politica estera quasi imprenditoriale. Ha un atteggiamento più morbido verso Israele e cerca la mediazione con la Palestina anche per ottenere tecnologie utili per lo sviluppo di Neom. Il padre, di contro, porta avanti una politica interna autoritaria e nazionalista caratterizzata dall’ostilità all’Iran (9). La guerra in Yemen, l’omicidio Kashoggi e gli alti e bassi dei rapporti con gli Stati Uniti che temono un avvicinamento a Russia e Cina complicano ulteriormente le cose.

Conclusioni

Nella storia non sono mai mancate le città di fondazione, neanche in tempi recenti. In Occidente il tema sembra aver perso smalto dopo le utopie ottocentesche, le opere dei regimi totalitari e le visioni moderniste, sostituito dall’interesse per la rigenerazione urbana. Tuttavia, in altre parti del mondo la questione è un hot topic, come nel caso del progetto di New Clark nelle Filippine.

Carbonia ieri
Carbonia, città di fondazione del Sulcis (Sardegna)

Allo stesso modo, non mancano i modelli di città lineare, gli edifici-città o le città-regione, sviluppati per accogliere residenza, servizi e tutto ciò di cui gli abitanti possono avere bisogno. Il falansterio di Fourier, alcune opere di Le Corbusier, il manifesto del metabolismo giapponese, ma anche l’opera dei brutalisti sovietici (4) lasciano un ampio set di progetti e visioni, spesso rimasti tali, altre volte realizzati con risultati positivi e non.

L’Unité d’habitation di Le Corbusier, a Marsiglia

Oltre la forma

Forse lo scetticismo nei confronti di progetti come Neom è figlio del loro tentativo di proporre qualcosa di radicalmente differente, qualcosa che sembra utopia. Tuttavia, al di là della forma e della grandiosità, il progetto di bin Salman si scontra con problemi più profondi del solo oggetto urbanistico. Economici, certo, ma anche sociali e politici. Non solo per le dislocazioni forzate o per la figura stessa del principe, ma per il tentativo di costruire top-down una comunità. La città non è un mero contenitore di persone, ma un complesso intreccio di socialità, senso di appartenenza, culture. È la comunità a rendere viva la città e a decretare o meno il successo del progetto. E le città di Neom, The Line ma anche Oxagon e Trojena dovranno confrontarsi con tutti questi temi.

Riferimenti

(1) Shahine, A, Carey, G, Nereim, V (2017). Saudi Arabia Just Announced Plans to Build a Mega City That Will Cost $500 Billion. Bloomberg. https://www.bloomberg.com/news/articles/2017-10-24/saudi-arabia-to-build-new-mega-city-on-country-s-north-coast

(2) Farag, AA. (2019). The Story of NEOM City: Opportunities and Challenges. In: Attia, S., Shafik, Z., Ibrahim, A. (eds) New Cities and Community Extensions in Egypt and the Middle East. Springer, Cham.

(3) Corey-Boulet, R (2022). Saudi Arabia unveils design of car-free, futuristic megacity Neom. The Times of Israel. https://www.timesofisrael.com/saudi-arabia-unveils-design-of-car-free-futuristic-megacity-neom/

(4) Orsini, F (2012). Città lineare. In Ferlenga, A, Birlaghi, M (eds), Architettura del Novecento tomo I – Teorie,scuole,eventi. Einaudi, Torino 2012. pp.166-172 ISBN: 978-88-06-18243-4

(5) Gruppo IREN (2022). Caro bollette: le 20 azioni indicate da ENEA per risparmiare e tutelare l’ambiente. https://www.gruppoiren.it/it/everyday/energie-per-domani/2022/idrogeno-verde-come-utilizzarlo.html

(6) Fisia – Italiaimpianti. Dissalazione su base termica. https://www.fisiait.com/static/upload/fis/fisia_italimpianti-attdiss-thermal-ita1.pdf

(7) Regioni e Ambiente (2019). Desalinizzazione: la “salamoia” prodotta deve essere gestita in modo efficiente. https://www.regionieambiente.it/desalinizzazione-salamoia-gestita-maniera-efficiente/

(8) Renda, C (2022). Alla ricerca di Neom. La città saudita del futuro è un’immensa Corviale. https://www.huffingtonpost.it/esteri/2022/07/27/news/neom_citta_del_futuro_arabia_saudita-9952023/

(9) Dazi-Héni, F (2022). L’Arabia Saudita di Bin Salman tra autoritarismo e modernità. Affari Internazionali. https://www.affarinternazionali.it/arabia-saudita-bin-salman/

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