“Non è siccità, è saccheggio”: il conflitto per l’acqua in Messico

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Le multinazionali estraggono dalle falde acquifere per mantenere la produzione mentre la siccità si inasprisce e la popolazione riceve acqua inquinata.
siccità

Mentre la siccità si inasprisce e la popolazione fa la fila per ricevere dell’acqua non potabile le multinazionali come Heineken e Coca-Cola continuano a estrarre dalle falde acquifere per mandare avanti la produzione.

Lilian Perlmutter, The Guardian, 28 luglio 2022 (tradotto da Alessandro Luciano)

siccità messico
Residenti in fila per l’acqua da un camion dell’acqua a García, vicino a Monterrey, a giugno. A differenza delle aree più povere della città, i quartieri ricchi di Monterrey hanno quote d’acqua più elevate, con acqua del rubinetto disponibile 12 ore al giorno. Questa disparità ha portato a proteste e attacchi incendiari alle condutture idriche. Fotografia: Julio César Aguilar/AFP/Getty

Il camion dell’acqua si ferma per 15 minuti al massimo a 10 minuti di distanza, da colmare a piedi e in salita, dalla casa di Rocio Vega Morales. Lei non sa mai a che ora la pipa arriverà nel suo quartiere a consegnare l’acqua di cui lei e i suoi quattro figli hanno bisogno per fare il bagno, lavare i piatti e tirare lo sciacquone. Potrebbe accadere mentre lei è al lavoro o nel cuore della notte.

A causa della siccità che ha colpito il Messico settentrionale nella città di Monterrey i rubinetti sono a secco e le pipas, gestite principalmente dalle autorità cittadine, sono l’unico modo per distribuire l’acqua a case e aziende. Mentre le persone che non possono permettersi l’acqua in bottiglia bevono l’acqua salmastra dei camion, cresce la rabbia per il fatto che le aziende produttrici di bevande che possiedono impianti di imbottigliamento in questa zona, tra cui Coca Cola e Heineken, stanno estraendo miliardi di litri d’acqua dai serbatoi pubblici.

Diverse aziende produttrici di birra e bibite hanno stabilimenti in città. Essi utilizzano complessivamente quasi 90 miliardi di litri all’anno, di cui oltre la metà – quasi 50 miliardi di litri all’anno (o 50 milioni di metri cubi) – è costituita da acqua proveniente da serbatoi pubblici.

Vega Morales vive in un’area a basso reddito di Monterrey. Una delle più grandi città del Messico, situata nello stato di Nuevo León, Monterrey ha una popolazione che supera i cinque milioni di abitanti. Da più di un mese in città non c’è acqua corrente nelle case.

Molti camion non portano acqua potabile – a volte il liquido è marrone o ha degli insetti al suo interno. Vega Morales ha due contenitori da 20 litri che riempie ogni giorno, per usarne la maggior parte nel bagno. “Non voglio arrivare al punto in cui non riusciamo a tirare lo scarico dei gabinetti. In quel caso inizierei davvero a sentirmi a disagio” ci confida. “I bambini non capiscono, è più dura per loro”.

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La qualità dell’acqua distribuita dai camion pipa la rende inadatta a essere bevuta, costringendo la maggior parte delle persone a comprare l’acqua potabile – a prezzi equivalenti al costo della benzina. Fotografia: Daniel Becerril/Reuters

Questa estate è particolarmente dura per le famiglie: la situazione le costringe a comprare acqua potabile nei negozi, dove il prezzo è triplicato negli ultimi due mesi.  Monterrey sta affrontando una “crisi sanitaria” dato che chi non si può permettere l’acqua confezionata deve bere l’acqua sporca e infetta delle pipas.

L’esaurimento di questi bacini idrici, che servono circa 23 milioni di persone, ha portato il Messico ad affrontare la peggiore crisi idrica degli ultimi 30 anni. Il riscaldamento climatico, che causa estati considerevolmente più calde, e il manifestarsi in questa estate del fenomeno climatico noto come “La Niña” hanno creato le perfette condizioni per una grave siccità.

Parecchie città hanno raggiunto il “giorno zero”, il punto critico in cui le scorte d’acqua si esauriscono. 

Più della metà del territorio messicano sta soffrendo la siccità. L’autorità idrica nazionale, Conagua, ha dichiarato lo stato di emergenza in quattro stati del nord. Le foto del bacino di Cerro Prieto, nel Nuevo León, scattate dallo spazio dalla Nasa, mostrano un intenso verde-azzurro nel 2015 e giallo desertico questa estate, come se il bacino non fosse mai esistito.

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Livelli dell’acqua nel serbatoio di Cerro Prieto nel luglio 2015 e nel luglio 2022.
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Il serbatoio nello Stato di Nuevo León, che rifornisce Monterrey, la seconda città del Messico, si sta prosciugando da anni. Ma l’aggravarsi della siccità a partire dal 2020 ha portato il bacino, costruito negli anni ’80, al suo punto più basso. Questo mese è sceso allo 0,5% della sua capacità di 393 milioni di metri cubi.

Ma la siccità non ha fermato l’uso che le compagnie private, come la Coca-Cola e l’Heineken, fanno dell’acqua pubblica. L’estrazione dell’acqua dal sottosuolo per scopi produttivi non si è mai fermata in queste settimane.

Il 18 luglio il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador ha chiesto alle compagnie produttrici di bevande di interrompere la produzione e dare l’acqua alla popolazione. Heineken ha detto che avrebbe destinato il 20% delle sue scorte per i bisogni pubblici; Coca-Cola ha invitato i cittadini a raccogliere gratuitamente l’acqua dalla fabbrica di acqua minerale “Topo-Chico”, di sua proprietà, ma questa è troppo lontana per molti.  

Nelle ultime settimane alcuni attivisti hanno diffuso e reso popolare la frase: “No es sequía, es saqueo” (“Non è siccità, è saccheggio”).

Jaime Noyola, direttore di un comitato che riunisce gli utenti dei servizi pubblici, afferma che la sua organizzazione aveva previsto la crisi quattro mesi fa. Questo gruppo di interesse pubblico protesta regolarmente davanti agli edifici governativi. Essi sostengono che i leader locali, tra cui il governatore dello Stato di Nuevo León, Samuel García, traggono direttamente profitto dall’uso dell’acqua da parte delle aziende di bevande.

“Dal comportamento delle aziende non vediamo nulla che indichi che rinunceranno all’acqua volontariamente”, afferma Noyola. “E da parte del governo locale e statale c’è inettitudine e negazione, danno la colpa a tutti tranne che a se stessi”

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Le forze di sicurezza dello Stato pattugliano una diga a Tanguma, a giugno nel Nuevo León, per impedire il furto di acqua. Fotografia: Daniel Becerril/Reuters

Il comitato chiede la rimozione del direttore delle acque e delle fognature di Monterrey, Juan Ignacio Barragán, a causa di conflitti di interesse. La famiglia di Barragán – che è tra le più ricche del Messico – ha fondato uno degli imbottigliatori di Coca-Cola, Arca Continental

In una dichiarazione congiunta, Arca Continental e Coca-Cola Company hanno sottolineato che il settore industriale di Monterrey consuma solo il 4% dell’acqua pubblica dello Stato di Nuevo León. Tuttavia, questo dato non tiene conto dei pozzi privati.

Sebbene un gruppo di aziende produttrici di bevande, tra cui Arca Continental e Coca-Cola, si siano impegnate collettivamente a rinunciare al 28% dell’acqua che utilizzano fintanto che la siccità continua, le aziende non hanno menzionato la riduzione dei prezzi dell’acqua potabile che vendono.

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Dimostranti bloccano un’autostrada per protestare contro la mancanza d’acqua a Escobedo, Nuevo León, in aprile. Fotografia: Daniel Becerril/Reuters

“Come si fa ad assegnare un prezzo all’acqua? È un diritto umano”, afferma Noyola. “Queste aziende, in particolare la Coca-Cola, vendono l’acqua in bottiglia che è diventato l’unica fonte di acqua potabile. In questo modo comprare il loro prodotto è obbligatorio e ora l’acqua costa quasi quanto la benzina”.

In Messico c’è il più ampio consumo pro-capite di acqua confezionata al mondo. Noyola aggiunge che “anche se fermassero la produzione per salvaguardare i bacini le aziende stanno ancora vendendo i loro prodotti a persone che stanno soffrendo, mentre le infezioni si propagano tra chi beve l’acqua sporca delle pipas”.

La crisi idrica ha scatenato proteste e violenze di classe, in quanto le aree più ricche ricevono quote d’acqua più elevate rispetto a quelle più povere, e continuano a disporre dell’acqua del rubinetto fino a 12 ore al giorno. Il 16 luglio, i residenti di due sobborghi impoveriti di Monterrey hanno appreso che una parte dell’acqua rimanente in un vicino bacino idrico sarebbe stata deviata verso la città. In risposta hanno bloccato un’autostrada con una barricata di auto, pneumatici, rocce e rami di alberi, bloccando il traffico per due giorni. Poi hanno bruciato le tubature dell’acqua.

“Non mi stupirei se la gente si riunisse e iniziasse a dirottare le pipas”, dice Noyola. E Vega Morales conclude: “Se la situazione peggiora, non so come faremo a vivere così fino a settembre”.

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