Cosa ha scritto Amnesty nel suo report sull’esercito ucraino

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Le polemiche hanno travolto Amnesty International dopo il report sull’esercito ucraino che attesta violazioni del diritto umanitario internazionale.
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Negli ultimi giorni sono divampate le polemiche dopo che Amnesty International ha pubblicato un report sull’esercito ucraino che attesta come le tattiche di difesa utilizzate abbiano messo in pericolo la popolazione civile. Ma cosa ha scritto davvero l’ONG?

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La casa della famiglia Bovsunovska, danneggiata nell’attacco del 2 marzo al villaggio di Yakovlivka, dove c’era un’ampia presenza di Forze di Difesa Territoriale e Guardie di Frontiera ucraine. L’attacco ha ucciso almeno quattro civili e ne ha feriti almeno 10, tra cui la famiglia Bovsunovska, 25 maggio 2022. © 2022 Belkis Wille/Osservatorio per i diritti umani

Sono passati più di cinque mesi dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina. In questo periodo l’esercito russo, sotto gli ordini dei propri generali e forte dell’assenso di Vladimir Putin si è reso responsabile della più grande ondata migratoria di questo secolo, di crimini di guerra brutali, di impietose repressioni politiche. La difesa ucraina, al di là di qualche circostanziata polemica, è stata generalmente raccontata come l’ultimo baluardo della civiltà occidentale: popolo partigiano che resiste a difesa di una cultura laica, libera e democratica.

Giovedì 4 agosto però questa narrazione è stata perforata da un report pubblicato da Amnesty International in cui si dichiara che alcuni battaglioni ucraini avrebbero messo in pericolo la popolazione civile. Le reazioni a questo report non hanno tardato a farsi sentire, con uno strascico polemico che resterà come un’ombra.

Il report sull’esercito ucraino

Il report è pubblicato nel sito in una sezione chiamata “L’aggressione della Russia all’Ucraina“. Qui si può leggere che “i ricercatori di Amnesty International hanno riscontrato prove che le forze ucraine hanno lanciato attacchi da centri abitati, a volte dall’interno di edifici civili, in 19 città e villaggi.

I ricercatori della ONG britannica hanno operato nella parte orientale e meridionale dell’Ucraina tra aprile e luglio, visitando i luoghi colpiti dagli attacchi russi, intervistando la popolazione locale, indagando sulle armi utilizzate e avvalendosi di immagini satellitari.

Secondo Amnesty, nei luoghi in cui la ricerca è stata effettuata – le regioni di Kharkiv, del Donbass e di Mykolaiv – ci sarebbero state alternative per le postazioni difensive che avrebbero preservato la sicurezza dei civili.

Il materiale raccolto dai ricercatori mostra che i battaglioni impegnati in questi territori hanno sistematicamente optato per delle tattiche difensive che prevedevano la raccolta di armi e munizioni presso strutture civili, dalle quali contrattaccare senza prendere la precauzione di evacuare le aree.

Questa condotta è aggravata dal fatto che nei pressi dei territori interessati erano presenti delle zone più sicure per il combattimento, isolate e lontane dalle abitazioni e dai rifugi.

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Un attacco del 17 marzo ha distrutto il centro culturale del villaggio di Selekstiine, che le forze ucraine stavano usando come caserma al momento dell’attacco, 25 maggio 2022. © 2022 Belkis Wille/Osservatorio per i diritti umani

In cinque diverse località i ricercatori di Amnesty International hanno visto le forze ucraine usare gli ospedali come basi militari. In un’altra città i soldati stavano sparando nei pressi di un ospedale.

Nelle regioni di Mykolaiv e del Donbass sembrerebbe essere stato sistematico il ricorso agli edifici scolastici come base militare. Ovviamente le scuole, al contrario degli ospedali, sono chiuse e quindi questa condotta non implica un rischio diretto per i civili. Amnesty nota però come la collocazione delle scuole nell’urbanistica cittadina le configura come una scelta particolarmente rischiosa per i civili, data la vicinanza di abitazioni ed esercizi commerciali.

L’utilizzo delle scuole sembrerebbe essere particolarmente sistematico: in 22 delle 29 scuole visitate dai ricercatori della ONG sono state trovate tracce di attività belliche ed è stato notato come in almeno tre città alla distruzione di un edificio scolastico da parte dei russi è seguita l’occupazione di un altro da parte degli ucraini.

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Questa scuola è stata danneggiata in un attacco del 28 aprile a un centro di servizi sanitari governativi nel sobborgo di Kharkiv di Pokotylivka, utilizzato come base delle Forze di Difesa Territoriali, 24 maggio 2022. © 2022 Belkis Wille/Osservatorio per i diritti umani

Infine Amnesty afferma di aver documentato, nel corso di questa stessa indagine, l’uso di armi illecite come le bombe a grappolo da parte dell’esercito russo nel corso di attacchi indiscriminati.

In conclusione Amnesty International invita tutte le parti in conflitto a non collocare le proprie forze armate nei pressi dei centri abitati, o nel caso in cui questo fosse indispensabile, a prendere tutte le precauzioni del caso per evacuare le aree e tutelare così i civili.

La violazione del Diritto Umanitario Internazionale

Le condotte evidenziate da Amnesty International avrebbero violato il Diritto umanitario internazionale. Si tratta dell’insieme delle norme che regolano i rapporti internazionali, compresa l’attività bellica. Questo corpo legislativo specifica, tra le altre cose, come le guerre devono essere combattute, in che modo la popolazione e le strutture civili devono essere preservate e come devono essere trattati i prigionieri.

Le norme in questione sono riconosciute e ratificate da quasi tutti gli stati e si applicano anche a gruppi armati non direttamente riconducibili agli eserciti ufficiali. Esistono anche strumenti giuridici, come la Corte Penale Internazionale, per sanzionare chi non rispetta queste norme, che però purtroppo vengono molto spesso disattese.

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La sede della Corte Penale Internazionale a L’Aia, Paesi Bassi.

Le tattiche difensive operate da alcuni battaglioni ucraini comporterebbero la violazione del’Articolo 58 del Primo Protocollo Aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra. Questo articolo è accolto nei regolamenti nazionali russi e ucraini per l’applicazione del Diritto Internazionale.

La violazione contestata da Amnesty, e accertata anche da Human Rights Watch e dall’ONU (paragrafo 34, 35, 36), consisterebbe nel fatto che alcuni battaglioni ucraini, nelle loro operazioni difensive, non avrebbero preso tutte le precauzioni possibili per proteggere la popolazione civile.

Amnesty specifica che i ritrovamenti della sua indagine possono essere considerati validi e veritieri solo nei casi accertati, e non sono generalizzabili all’esercito ucraino nella sua totalità. Anzi, viene specificato come “In altre località in cui Amnesty International ha concluso che la Russia ha commesso crimini di guerra, incluse aree della città di Kharkiv, l’organizzazione non ha trovato prove di forze ucraine dislocate nelle aree civili prese di mira illegalmente dall’esercito russo.” Inoltre viene chiarito più volte come questa condotta di guerra sia una condotta difensiva, in risposta ad un attacco illegale portato avanti dall’esercito russo.

È importante sottolineare che nel report si può leggere che “La tattica delle forze ucraine di collocare obiettivi militari all’interno dei centri abitati non giustifica in alcun modo attacchi indiscriminati da parte russa. Tutte le parti in conflitto devono sempre distinguere tra obiettivi militari e obiettivi civili e prendere tutte le precauzioni possibili, anche nella scelta delle armi da usare, per ridurre al minimo i danni ai civili. Gli attacchi indiscriminati che uccidono o feriscono civili o danneggiano obiettivi civili sono crimini di guerra.

Le reazioni

Come prevedibile non si sono fatte attendere le reazioni. Volodymyr Zelensky, in un videomessaggio pubblicato il 4 agosto, ha dichiarato che “Oggi abbiamo visto un rapporto che purtroppo cerca di amnistiare lo Stato terrorista e di spostare la responsabilità dall’aggressore alla vittima“.

Il presidente ucraino ha poi affondato il colpo: “Se vengono analizzati alcuni dati sulla vittima e viene ignorato ciò che l’aggressore stava facendo in quel momento, questo non possiamo tollerarlo. Non c’è nessuna condizione, nemmeno ipotetica, per cui qualsiasi attacco russo all’Ucraina diventi giustificato. Se pubblicate tali rapporti manipolativi, allora dovete condividere con loro la responsabilità della morte delle persone.

Volodymyr Zelensky ha reagito con un videomessaggio al report sull'esercito ucraino di Amnesty.
Volodymyr Zelensky ha reagito con un videomessaggio al report sull’esercito ucraino di Amnesty.

Due giorni dopo, il 6 agosto, Oksana Pokalchuk, direttrice della sezione ucraina di Amnesty International, si è dimessa dal suo incarico. In una lunga dichiarazione affidata al suo account Facebook si è detta profondamente rattristita da questa “altra perdita” che la guerra le ha portato.

A suo dire il suo gesto è conseguenza dello scontro con una barriera di incomunicabilità e incomprensione che si è frapposta fra la sua condizione di cittadina ucraina e la posizione di Amnesty International. “Si tratta del fatto che se non vivi in ​​un paese invaso e fatto a pezzi probabilmente non capisci cosa vuol dire condannare un esercito di difensori. E non ci sono parole in nessuna lingua che possano trasmettere questo a qualcuno che non ha provato questo dolore.

Noi dell’ufficio ucraino abbiamo sottolineato che il comunicato stampa emesso dall’organizzazione il 4 agosto avrebbe dovuto almeno indagare su entrambe le parti in conflitto e tenere conto della posizione del Ministero della Difesa ucraino. Il 29 luglio i rappresentanti di Amnesty International hanno chiesto una risposta al Ministero della Difesa, concedendo pochissimo tempo. Di conseguenza, senza volerlo, l’organizzazione ha creato materiale che suonava come supporto per le narrazioni russe. Cercando di proteggere i civili, questa ricerca è diventata invece uno strumento di propaganda russa.” ha detto Pokalchuk.

Oksana Pokalchuk
Oksana Pokalchuk, ex presidente di Amnesty International Ucraina

A queste e ad altre reazioni negative Amnesty ha risposto il 7 agosto, dichiarandosi “rammaricata per le reazioni di rabbia e sgomento suscitate“. Ha ribadito la convinzione della piena responsabilità russa rispetto alle violazioni commesse contro la popolazione civile e contemporaneamente confermato il contenuto e le conclusioni del rapporto.

La dichiarazione si conclude precisando che la priorità di Amnesty è la protezione dei civili durante i conflitti, e per questo motivo ha indagato e pubblicato i risultati di questa indagine.

Le critiche

Le critiche mosse al report di Amnesty International sono diverse. Alcuni hanno fatto notare come le conclusioni di Amnesty si basino su un problema di incomprensione e del diritto e delle ragioni della guerra. Dal lato del diritto gli articoli della Convenzione di Ginevra non si applicherebbero alla parte difendente ma solo all’aggressore, dal lato della guerra l’esercito ucraino sarebbe stato costretto a utilizzare le città come fortino per non capitolare di fronte al nemico più numeroso.

Altri hanno detto che il report non raccontava niente di nuovo, ma lo faceva con un taglio sensazionalistico che non dava giustizia al contesto in cui la documentazione si inseriva. Una cattiva comunicazione è una colpa in una situazione delicata come la guerra, in cui ogni informazione può essere distorta a proprio vantaggio.

Tra coloro che più hanno spinto nell’accusa di essere funzionali alla propaganda russa si è diffusa la convinzione di una scelta di parte anti-ucraina operata dai ricercatori di Amnesty ancora prima di iniziare a raccogliere le evidenze. Questo report farebbe parte di un disegno per screditare e indebolire la lotta di resistenza ucraina.

Amnesty e la Russia

Quali che siano gli errori di Amnesty International, di queste accuse stupisce sicuramente quella di partigianeria. La storia recente della ONG dimostra innegabilmente un rapporto poco felice con la Russia. Ad aprile l’ufficio di Mosca è stato chiuso dalle autorità governative russe, ma il lavoro dell’organizzazione non si è fermato.

Negli ultimi sei mesi i ricercatori inviati sul campo in Ucraina e il Crisis Evidence Lab – un team di ricerca digitale che opera da remoto – hanno riportato e documentato con assiduità le violazioni contro i civili dell’esercito russo. Numerosi report hanno attestato la presenza di attacchi indiscriminati per mezzo di bombe a grappolo e bombe a caduta libera. Altri crimini di guerra come gli attacchi deliberati ai civili o i bombardamenti sui corridoi umanitari sono stati testimoniati, insieme agli effetti della repressione interna.

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Il teatro di Mariupol, distrutto dai deliberati bombardamenti russi contro centinaia di civili, il 16 marzo 2022. Reuters

Il lavoro di organizzazioni come Amnesty International è fondamentale per la documentazione delle violazioni del Diritto Umanitario che mettono in pericolo i civili. Tutto il materiale raccolto dai ricercatori delle ONG è messo a disposizione delle autorità internazionali e costituirà il fondamento dei procedimenti legali che giudicheranno le condotte di guerra, assicurando i responsabili delle stragi e dei massacri alla giustizia.

Alessandro Luciano

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