“Abbandonati per strada”, ecco come in Italia i migranti aspettano il nuovo governo

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A Ventimiglia la vita per chi spera di passare il confine verso la Francia diventa sempre più complicata mentre i migranti aspettano il nuovo governo.
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A Ventimiglia la vita per chi spera di passare il confine verso la Francia diventa sempre più complicata mentre i migranti aspettano il nuovo governo.

I migranti aspettano il nuovo governo
Delia Bonuomo, all’esterno del Bar Hobbit, chiuso nel dicembre dello scorso anno. (Fotografia: Delia Bonuomo)

Angela Giuffrida da Ventimiglia, The Guardian, 20 settembre 2022 (tradotto da Alessandro Luciano)

Per la famiglia curda e i giovani eritrei, maliani e ivoriani che con stanchezza sostano fuori dalla stazione di Ventimiglia la vita è come il Giorno della Marmotta, una invariabile routine fatta di ripetuti tentativi di passare il confine verso la Francia e di affannose ricerche di cibo e di un posto in cui dormire.

La città costiera del nord Italia, famosa tra i turisti per il mercato del venerdì, è diventata da ormai più di un decennio una perenna sala d’attesa per migranti. Molti di essi hanno compiuto il periglioso viaggio verso l’Europa in barca, arrivando nel sud del paese prima di spostarsi a settentrione.

Ma mentre la coalizione conservatrice di destra promette di fermare l’immigrazione nel percorso che la porterà probabilmente a vincere alle elezioni politiche del 25 settembre, una nuova crisi umanitaria sta avendo luogo a Ventimiglia. Questa situazione è esacerbata dalla combinazione di politiche incuranti, portate avanti da entrambi i poli dello spettro politico, e di misure europee disfunzionali.

Ibrahim viene dal Mali e ci dice che ha provato a entrare in Francia quattro volte, due in treno e le altre due facendo a piedi l’autostrada. Tutte le volte è stato mandato indietro dalla polizia francese. “Lui invece ci ha provato 23 volte” ci dice, indicando un suo amico proveniente dalla Costa d’Avorio. “Tutto ciò che vogliamo è avere la possibilità di vivere”.

La coppia di amici vive in scatole di cartone appena fuori dalla stazione ferroviaria. Altri dormono tra cumuli di rifiuti sotto un ponte sul fiume Roia, oppure nel parco o sulla spiaggia.

I migranti che arrivano a Ventimiglia – circa un centinaio al giorno, secondo le stime di chi è impegnato in attività solidali – sono lasciati alla condizione di senzatetto da quando una giunta composta dalla coalizione di due partiti di estrema destra, Fratelli d’Italia e Lega, e da Forza Italia di Silvio Berlusconi – eletta nel 2019 a Ventimiglia e ora favorita alle elezioni nazionali – ha mantenuto la promessa fatta in campagna elettorale di chiudere l’unico centro di accoglienza della città, chiamato Roia.

Quella giunta, comunque, non ha avuto un destino felice. Nel giugno di quest’anno il sindaco Gaetano Scullino, candidato indipendente sostenuto da tre partiti, è stato costretto alle dimissioni dopo essere andato in minoranza durante un voto di fiducia.

ventimiglia
La città costiera di Ventimiglia, popolare tra i turisti per il suo mercato del venerdì, è diventata una sala d’attesa perenne per i migranti da ormai più di un decennio. (Fotografia: Tibor Bognar/Alamy)

Ma a quel punto erano già stati fatti tanti danni, con Scullino che si è distinto per aver chiuso una fontana usata da migranti e senzatetto per lavarsi.

L’unica fonte di assistenza alimentare e sanitaria proviene da associazioni caritatevoli, tra cui la Caritas, gestita dalla Chiesa.

“La situazione è decisamente peggiorata qui” dice Christian Papini, che guida il centro della Caritas di Ventimiglia, situato vicino alla stazione. “Le persone dormono per la strada, non c’è niente che somigli all’ospitalità”.

Si stima che ventisette persone siano morte provando ad entrare in Francia dal 2007 a oggi. Può capitare di affogare o di essere investiti da una macchina, oppure di trovare la morte camminando nel cosiddetto “passo della morte”, un sentiero montuoso che veniva usato anche dagli ebrei italiani durante il regime fascista.

Da quando le autorità francesi hanno rinforzato i controlli di frontiera nel 2015 la polizia francese è stata accusata di usare la violenza per respingere chi prova a passare il confine. A giugno un uomo egiziano è stato ucciso da un agente francese che gli ha sparato alla testa. L’omicidio è stato causato dallo sfondamento di un posto di blocco in una città francese di confine.

“Capita anche che qualcuno picchi i migranti o gli rubi i soldi, ingannandoli con la proposta di portarli in Francia per poi abbandonarli al confine nelle mani della polizia o in altri punti sperduti” ci dice Papini.

La situazione non era granchè migliore quando Ventimiglia era governata dal sindaco Enrico Ioculano. L’esponente del Partito Democratico proibì ai residenti di dare cibo ai migranti.

“Fece questo ordinanza sul ‘decoro’ che rimase valida per molti anni con la scusa che alcuni cittadini avrebbero potuto avvelenare il cibo” ci dice Delia Bonuomo, che gestiva il Bar Hobbit, un luogo che fu un centro solidale con i migranti, prima di chiudere lo scorso dicembre. “La verità è che lui non voleva affrontare la questione dei migranti in città. Alcuni di noi continuarono a dare il cibo lo stesso, rischiando di essere multati”.

Bonuomo, soprannominata “Mamma Africa”, ha accolto i migranti nel suo bar al picco della crisi migratoria del 2015, fornendo loro cibo, vestiti e un posto dove lavarsi. Ma quando il numero di persone radunate là fuori crebbe l’iniziativa iniziò ad essere osteggiata dai commercianti vicini e dai suoi clienti italiani, che smisero di frequentare il bar, favorendone la chiusura. La signora Bonuomo è stata anche sputata per strada da persone che incolpavano lei della situazione.

Un’altra vittima della sua stessa umanità è Padre Rito Alvarez, un prete che aiutò centinaia di persone in movimento in un rifugio allestito presso la chiesa di Sant’Antonio fino a quando le autorità di Ventimiglia lo hanno chiuso nel 2017. Alvarez è stato poi trasferito in una parrocchia di montagna, dove non avrebbe avuto la possibilità di aiutare i migranti.

“Noi aiutammo molte persone vulnerabili ma per via delle scelte politiche fummo obbligati a chiudere” dice Rito. “Il problema è che non c’erano alternative al di là del rifugio Roia. Ma poi è stato chiuso anche quello e le persone in movimento sono state abbandonate”.

Rito dice di essere preoccupato rispetto alle elezioni politiche. Si ricorda bene le dure misure introdotte da Matteo Salvini, il leader della Lega, durante il suo mandato da ministro degli Interni nel governo Conte. Le misure includevano il blocco in mare delle navi che facevano missioni di salvataggio nel Mediterraneo, la chiusura dei centri di accoglienza e la privazione dei permessi biennali che consentivano ai migranti di poter lavorare legalmente.

Nel frattempo Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e favorita nella corsa a Palazzo Chigi, ha parlato di blocchi navali per fermare l’immigrazione dalle coste dell’Africa.

“Sono tutte politiche preoccupanti. Noi abbiamo sempre detto che la crisi migratoria è un tema europeo, non nazionale” aggiunge Rito.

Molte proteste hanno avuto luogo a Ventimiglia, per portare avanti la richiesta di aprire la frontiera francese. Inoltre le associazioni e i collettivi solidali hanno a lungo puntato il dito sul Trattato di Dublino – una controversa misura europea che stabilisce che chi vuole richiedere la protezione internazionale possa farlo solo nello stato europeo in cui è arrivato ed è stato registrato nel sistema Eurodac.

“La destra dice che chiuderà i porti, mentre la sinistra ha fatto accordi disumani per far sì che i migranti vengano trattenuti in Libia” conclude Papini. “Nessuna parte politica desidera davvero risolvere la situazione migratoria. L’unico modo sarebbe eliminare il Trattato di Dublino e obbligare la Francia ad aprire le frontiere”.

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https://www.gofundme.com/f/aiutaci-a-supportare-le-persone-in-transito?fbclid=IwAR132hxR2WSQtgWyvaTyhK47YXvn7afLmtwnudR0EQOw5LVX6gV7Yht5a-M

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