L’inverno del nostro scontento digitale

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Ovvero come il crescente malessere socioeconomico sia una concausa di un approccio sbagliato all’innovazione digitale

In un’era di connettività globale e di innovazione tecnologica accelerata, è difficile non rimanere affascinati dalle innumerevoli possibilità offerte dalla digitalizzazione. Tuttavia, se ci fermiamo a riflettere, possiamo percepire un malessere crescente che permea la società, un’ombra fredda che si estende sull’utopia digitale.

Per molti giovani, la promessa di un futuro migliore attraverso la tecnologia si è tramutata in un incubo di stress e ansia. L’esistenza moderna, permeata da social network e tecnologia, ha comportato un aumento dell’ansia tra i giovani, che lottano per confrontarsi con un mondo sempre più interconnesso, ma paradossalmente sempre più solitario. La continua pressione per essere “connessi”, per mantenere un’immagine pubblica ideale sui social media, ha portato a un incremento dei casi di depressione e ansia tra i giovani.

Il continuo bombardamento di contenuti digitali ha eroso la noia, un tempo considerata fonte di riflessione e creatività. Viviamo in un’epoca di intrattenimento continuo, dove lo smartphone è diventato un rifugio per evitarci momenti di silenzio o di riflessione. Questo può avere conseguenze negative, con persone che diventano così immerse nell’intrattenimento da trascurare altre responsabilità della vita.

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Grafico di Gallup che mostra come la maggior parte delle persone affronti momenti di Burnout nel luogo di lavoro negli ultimi 20 anni il numero è in costante crescita.

Nel frattempo, il lavoro si è infiltrato in ogni angolo della nostra vita privata, grazie all’avvento dello smartworking. Se da un lato il lavoro da casa ha eliminato le ore di pendolarismo, dall’altro ha sfumato i confini tra vita lavorativa e personale. Le persone si sentono spesso obbligate a essere disponibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7, portando a un esaurimento lavorativo diffuso. Tuttavia, la ricerca suggerisce che lavorare da casa non è il colpevole: è piuttosto la mancanza di chiarezza nelle aspettative e nelle regole del lavoro da casa che contribuisce a questo fenomeno.

Allo stesso tempo, la cosiddetta “techlash” – la reazione negativa nei confronti delle grandi aziende tecnologiche – sottolinea l’inquietudine generale sul crescente potere e influenza di aziende come Google, Facebook, e Amazon. Nonostante gli scandali legati alla privacy e ai dati personali, queste aziende continuano a crescere e ad espandere il loro potere, alimentando la paura di un’eccessiva concentrazione di potere economico e politico.

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Un grafico che mostra come dal 2017 e dallo scandalo sulla Privacy di Facebook le persone abbiano iniziato a preoccuparsi del peso delle Big Tech nelle loro vite.

Inoltre, la digitalizzazione ha un impatto profondo non solo sull’economia del paese, ma anche sulle relazioni sociali. Se da un lato riduce il divario digitale tra diversi gruppi di popolazione, dall’altro può aumentare la vulnerabilità del paese e la sua dipendenza dalle tendenze globali. L’accesso libero a Internet, sebbene fondamentale per la democratizzazione dell’informazione, può comportare rischi legati alla diffusione di fake news e alla manipolazione dell’opinione pubblica.

La soluzione a questa crescente insoddisfazione potrebbe risiedere in un approccio più riflessivo all’innovazione digitale. È fondamentale riconoscere e affrontare i problemi sociali e psicologici derivanti dall’uso eccessivo della tecnologia. Le aziende tecnologiche, i datori di lavoro e le istituzioni educative devono collaborare per creare un ambiente digitale più sano e sostenibile. Gli educatori devono preparare i giovani a navigare con saggezza nel mondo digitale, mentre i datori di lavoro devono stabilire confini chiari per prevenire il sovraccarico di lavoro.

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Sondaggio del World Economic Forum sulle preoccupazioni legate all’uso dell’Intelligenza Artificiale.

Ora abbiamo innanzi la grande sfida di come l’umanità si comporterà con una intelligenza artificiale sempre più potente, dovremo migliorare i nostri bias e quindi migliorare noi come umani per migliorare l’intelligenza artificiale. L’AI Generativa è una sorta di collettore dell’inconscio collettivo della conoscenza umana, rappresenta quindi il nostro doppio culturale, come ci approcceremo ad essa determinerà come essa sarà.

L’innovazione digitale, come ogni tecnologia può essere un potente strumento di progresso, ma solo se viene utilizzata in modo responsabile e riflessivo, come il fuoco può essere utilizzato per scaldare una casa o bruciarla così le tecnologie di questi ultimi trent’anni possono salvare noi e il nostro mondo o condannarlo, la responsabilità è totalmente nostra e maturare una coscienza in merito sarà fondamentale per il nostro futuro. In caso contrario, rischiamo di trovarci in un eterno “inverno del nostro scontento digitale”.

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