Storia

Che cosa sono i gulag?

Si torna a parlare di gulag: in Russia prima, e in Urss poi, ogni sospetto di dissidenza veniva estirpato con la deportazione nei gulag, campi di prigionia e lavoro forzato, nella desolata Siberia.

Putin non perde il vizio di "allontanare" i suoi oppositori con metodi di staliniana memoria. Dopo l'isolamento di Aleksej Navalny, il leader russo condanna a 25 anni di reclusione in Siberia Vladimir Kara-Murza per "tradimento", ma si tratta di una pratica che risale al XVI secolo.

Gulag: perché in Siberia?

"In che modo si può popolare questa nuova terra?": la risposta alla domanda che si era posto lo zar Ivan il Terribile (1530-1584) all'inizio della conquista della Siberia fu la sylka, ovvero la deportazione alla russa.

I primi "gulag"

Fin dal XVI secolo finirono in Siberia delinquenti comuni, nemici politici, prigionieri di guerra: il governo si liberava così degli indesiderati, sfruttandoli per colonizzare quei posti lontani (da cui fuggire significava affrontare mortali lande inospitali) e per lavorare in miniere e fabbriche.

Deportati per futili motivi

Finire nella katorga, i temuti penitenziari siberiani, era facile e dipendeva dalle voglie dello zar di turno: c'era posto per i fumatori, per i ladri, per chi "guidava con le redini" e non tirando il cavallo per le briglie. Ivan il Terribile vi spedì persino un elefante, regalo dello scià di Persia, che non si era voluto inginocchiare davanti a lui, e anche suo figlio Fëdor, che aveva suonato a festa quando suo fratello era stato assassinato.

Pretesto religioso

Come campi di lavoro e prigionia esistevano fin dai tempi di Pietro I il Grande (1672-1725). Nel XVII secolo ci arrivavano ribelli e "vecchi credenti", deportati a migliaia perché non volevano abbandonare i loro antichi costumi religiosi.

Quando nacquero i gulag?

Il sistema dei gulag (acronimo per Direzione centrale dei campi) nacque all'inizio degli anni Trenta del Novecento, quando acquisirono una funzione economica fondamentale perché gli internati coltivavano forzatamente terre vergini tra la Siberia e il Kazakistan.

Chi finiva nei gulag in era sovietica?

A finire nei lager erano i cosiddetti "nemici di classe": dissidenti politici, kulaki (ricchi proprietari terrieri impoveriti dalla collettivizzazione), imprenditori, artigiani, ebrei e più in generale minoranze sociali ostili al regime. E se durante la Seconda guerra mondiale molti prigionieri vennero liberati e arruolati nell'esercito, a partire dalla metà degli anni Quaranta i lager furono ripopolati dall'ultima ondata delle purghe staliniane.

Gulag: i numeri di Stalin

Fra il 1929 e il 1953 vennero internati nei gulag circa 20 milioni di persone, a causa delle cosiddette "purghe" staliniane. Erano 2,5 milioni i detenuti nei gulag (i campi di lavoro "correttivi") nel 1953, alla morte di Stalin. Di questi, circa 200mila erano stati imprigionati per aver detto in pubblico battute sul regime sovietico o sul suo leader. 418mila, invece, è il numero di deportati contenuti in una lista appuntata a mano da Stalin, datata 3 maggio 1933.

Quando chiusero i gulag?

Il 1950 fu l'anno peggiore: oltre due milioni di reclusi. Con la morte di Stalin (1953) e la successiva denuncia dei suoi crimini, i gulag vennero chiusi (1960).

Come li conosciamo?

Nel 1973 uscì in Francia il libro Arcipelago Gulag di Aleksandr Solženicyn che, servendosi anche di molte testimonianze di detenuti superstiti, diffuse anche in Occidente dettagliate informazioni sul funzionamento di questa macchina infernale.

25 settembre 2023 Paola Panigas
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