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LA TAC, LA TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA, consente di ricostruire immagini tridimensionali dei tessuti e permette di “sbendare” virtualmente una mummia analizzando così tutti gli strati. Per effettuare la Tac, la Bella è stata portata in ospedale, al Dipartimento di Radiologia dell'Irccs Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna.
È stata trasportata all'interno di un contenitore sigillato ideato all'Istituto per lo studio delle mummie di Eurac Research, il Conservation Soft Box: permette di proteggere la mummia nei trasporti, di mantenere i giusti parametri conservativi, ma anche di non contaminare gli ambienti dell'ospedale.
I TESSUTI sono stati “sistemati” con tecniche diverse. Il bendaggio sottostante è stato riordinato e consolidato con veli in crepeline di seta, tinti per armonizzarsi con il lino antico.
Le lacerazioni del sudario sono state ricomposte, unendo i singoli fili rotti con un materiale adesivo sperimentale (cellulosa nanocristallina). E lo sporco che nei secoli si era depositato sulla superficie, velando i colori, è stato rimosso.
I LINEAMENTI DEL VOLTO sono stati realizzati su uno sfondo rosa. I profili degli occhi e le sopracciglia sono neri, altri dettagli del viso (come naso e orecchie) sono invece disegnati in rosso intenso. La capigliatura nera è ornata da una fascia.
Sono raffigurati diversi ornamenti: anelli a ogni dito, bracciali, collane (di cui una con un pendente), orecchini. La parte inferiore del corpo è coperta da un “piumaggio” ai lati di una iscrizione in geroglifici.
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L'imbalsamazione
La storia di una donna vissuta in Egitto quasi duemila anni fa è stata ricostruita con analisi e ricerche. La sua mummia, dopo il restauro, è ora esposta a Bologna.
LA MUMMIA CON IL SUDARIO DIPINTO si può ammirare in una sala del Museo Civico Archeologico di Bologna. Il suo nome si deve allo straordinario sudario – il telo posto ad avvolgere i bendaggi sottostanti – su cui è raffigurata l'immagine della donna, che visse in Egitto nel I-II secolo dopo Cristo.
Non sappiamo il suo nome: i ricercatori l'hanno soprannominata “la Bella”, perché in una scritta sul telo si legge il geroglifico “nefer”, che significa bello, oltre che per la bellezza del sudario. È stata studiata e restaurata sotto la guida del Museo Civico Archeologico di Bologna e dell'Istituto per lo studio delle Mummie di Eurac Research di Bolzano, in collaborazione con altre istituzioni.
LE ANALISI hanno permesso di capire di più sulla salute della donna al momento della sua morte, di analizzare le tecniche di imbalsamazione, ma anche di individuare i pigmenti usati per dipingere il sudario.
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Oltre al sudario dipinto più esterno, sono stati riordinati e consolidati i bendaggi interni e un secondo sudario, non decorato, posto sotto l'altro.
DALLA RICOSTRUZIONE DIGITALE del cranio si può ipotizzare quale fosse il volto della Bella. Per esempio, la forma delle orbite si riflette in quella degli occhi, dall'apertura nasale si risale all'aspetto del naso, mentre le arcate sopraccigliari influenzano sopracciglia e palpebre.
Si usano inoltre i dati sullo spessore medio dei tessuti in diversi punti del volto come zigomi, mascelle o fronte. Il colore di occhi e capelli è stato attribuito sulla base di analisi genetiche effettuate su mummie dello stesso periodo. Su questa base, è stata infine creata un'immagine composita, prendendo e modificando elementi da diverse foto.
Realizzazione grafica e sviluppo: Vittorio Sacchi/Focus
Testi: Giovanna Camardo/Focus
Immagini: Alice Paladin e Marco Samadelli, Istituto per lo studio delle mummie,
Eurac Research; Viviana Conti e Lucrezia Rodella (ricostruzioni facciali); Chiara Mariz e Oscar Diodoro (grafica); Silvano Pupella, Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale; Marcello Garbagnati, MediterraneoAntico
ESPOSTA NEL MUSEO Civico Archeologico di Bologna dal 1881, ma poi rimasta nei magazzini dagli anni '70 del '900 a causa del suo precario stato di conservazione, è stata restaurata al Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale (Torino).
Analisi non invasive hanno permesso di studiare i materiali e stabilire come intervenire. Il trattamento conservativo ha poi consolidato i bendaggi interni, rinforzato la struttura del sudario, pulito e recuperato il dipinto.
Il viso della Bella
MUMMIA
La Tac permette di analizzare tutti gli strati, dalle bende ai tessuti fino a raggiungere lo scheletro
LA DATAZIONE con il metodo del carbonio-14 ha confermato che la mummia è del I-II secolo d.C. (e probabilmente viene dalla zona di Tebe, sulle rive del Nilo). All'epoca l'Egitto era ormai una provincia romana, ma restavano la cultura faraonica e le pratiche di imbalsamazione che si tramandavano da secoli.
Sul modello 3D digitale del cranio, ottenuto dai dati della Tac, sono stati modellati i tratti del volto della donna. La ricostruzione è di Viviana Conti e Lucrezia Rodella.
Storia Tutto quello
che racconta una
DOPO L'APERTURA DELLA CASSA in legno in cui è stata custodita per anni nei magazzini del museo, è stato subito valutato se si trovava in un ambiente troppo umido o troppo secco (nella foto sopra, la misurazione che ha permesso di stabilirlo). Poi è stato preparato il Conservation Soft Box, il contenitore ermetico in cui viene rimosso l'ossigeno, sono assorbiti composti volatili nocivi ed è mantenuta un'umidità controllata.
La Bella era alta circa 153 centimetri e al momento della morte aveva 35-45 anni
Paola Buscaglia, del Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, al lavoro sulla mummia.
Grazie alla Tac è stato possibile “guardare” sotto le bende e studiare la mummia
I colori: ottenuti
da minerali e piante
Marco Samadelli prepara la vetrina, brevettata da Eurac Research.
Sul sudario sono raffigurati il volto idealizzato della defunta e il busto. Le braccia sono aderenti al corpo e decorate con bracciali
L'ANALISI CON LA TAC ha permesso di ricostruire i processi di imbalsamazione. Il corpo ha le braccia stese lungo i fianchi, con i palmi delle mani rivolti verso le cosce: gli arti sono stati immobilizzati con fasce di tessuto. Dopo aver tolto gli organi interni, il corpo è stato coperto con una colata di resina e avvolto con bende di lino. La mummia è stata infine racchiusa in un sudario non decorato e poi nel sudario dipinto esterno, chiuso con lacci di tessuto di cui restano solo frammenti.
Le analisi con la Tac e la salute
A VEGLIARE IL CORPO della defunta sono raffigurate le prefiche, le lamentatrici funebri. Poi ci sono i cobra, animali sacri della dea Uadjet, associati al disco solare: indicano la possibilità di una rinascita ciclica assieme al sole. E due amuleti legati al dio Osiride (il pilastrino Djed, che rappresenta una vertebra o la colonna vertebrale del dio e garantisce stabilità e posizione eretta al defunto) e alla dea Iside (il Tit, un panno annodato rosso che evoca il sangue della dea).
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Sul sudario che avvolge la mummia (anche sui lati, non visibili nella visione dall'alto) sono raffigurati diversi simboli riconducibili alla religione egiziana. Ma anche gli ornamenti della donna e i fiori di loto offerti ai morti.
Sull'iscrizione al centro del piumaggio si legge il geroglifico “nefer”, che significa bello. Per questo è chiamata “la Bella”
Il trattamento conservativo
Le lacerazioni nel sudario dipinto sono state ricomposte, ricollegando i singoli fili rotti
LA MUMMIA, dopo il trattamento conservativo, è stata restituita al pubblico nella mostra “Mummies. Il passato svelato” all'Eurac Research in una vetrina brevettata dall'Istituto per lo studio delle mummie: l'ambiente interno è privo di ossigeno ed è caratterizzata da un’elevata tenuta ai gas, in modo da evitare gli scambi con l'esterno e mantenere l'atmosfera adatta alla conservazione dei reperti per lungo tempo e senza bisogno di energia elettrica.
SPOSTA LA LINEA VERTICALE CON IL MOUSE O CON IL DITO PER EVIDENZIARE LA RICOSTRUZIONE FACCIALE.
Una delle analisi condotte prima del restauro. Sono stati esaminati gli strati pittorici e i colori utilizzati.
Le analisi diagnostiche sulla mummia.
Portata a Bologna nell'800 dall'Egitto, è stata ora recuperata con le moderne tecniche di conservazione
I disegni: fiori, amuleti, gioielli
La mummia, all'interno del Conservation Soft Box, viene preparata per la Tac dai ricercatori dell'Istituto per lo studio delle mummie di Eurac Research: da sinistra, Albert Zink, Christina Wurst, Alice Paladin e Marco Samadelli.
I ricercatori Marco Samadelli e Alice Paladin preparano il Conservation Soft Box, la struttura sigillata in cui la mummia può essere trasportata e conservata.
DALLE ANALISI È EMERSO che la donna soffriva di artrosi alla spina dorsale e alle articolazioni delle ginocchia. In vita aveva perso qualche dente e aveva ascessi (infezioni alla radice dei denti). Le pieghe di tessuto sui fianchi, sulle cosce e sui glutei suggeriscono una rotondità delle forme.
Nel complesso, per l'epoca, sembrava godere di buona salute. Non sappiamo quale sia stata la causa della morte.
Visualizzando gli strati superficiali, appaiono “in chiaro” alcuni dettagli del disegno sul sudario, come i pomelli delle gote e le orecchie: sono stati dipinti con pigmenti a base ferrosa, che inibiscono il passaggio dei raggi X della Tac.
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ARCATE SOPRACCILIARI
ORBITE
APERTURA NASALE
Ricostruzione di Viviana Conti e Lucrezia Rodella.
FIORI
DI LOTO
Grafica di Oscar Diodoro e Chiara Mariz.
ANELLI
PENDENTE E COLLANE
STELLE
E PIANETI
SERPENTI
PILASTRINO DJED
DIADEMA
ISCRIZIONE
PREFICHE
ACCONCIATURA
DECORAZIONE SULLA TUNICA
TIT (NODO DI ISIDE)
PIUMAGGIO
BRACCIALI
ROSSO SCURO
Ricavato da ocre (ossidi di ferro con impurezze argillose), note e usate dall'antichità.
BIANCO
Carbonato di calcio, derivato da rocce e gusci di molluschi.
GIALLO
Si pensa sia un pigmento organico, usato per le tinture (come lo zafferano).
ROSSO ARANCIATO
È minio, un ossido di piombo ottenuto riscaldando sali di piombo.
NERO
È un pigmento a base carboniosa, ottenuto da combustione di resina o carbone di legna o dal fumo.
ROSA
Ottenuto combinando bianco (carbonato di calcio e gesso) e lacca rossa.
BLU
Il “blu egizio” è un pigmento di sintesi contenente rame e inventato dagli Egizi.
SCORRI IN BASSO
BENDAGGIO RIORDINATO
E CONSOLIDATO
SUDARIO RICOMPOSTO
PRIMA DEL RESTAURO
DOPO IL
RESTAURO
ZIGOMI
FRONTE
MANDIBOLA
ORGANI
Sono stati estratti da una incisione verticale di circa 7 cm sul fianco.
CERVELLO
È stato rimosso quasi completamente, dalla narice sinistra.
ADDOME
L'interno è stato in parte riempito con bende arrotolate e imbevute di resina, per ridare forma al corpo.
Sull'iscrizione al centro del piumaggio si legge il geroglifico “nefer”, che significa bello. Per questo è chiamata “la Bella”
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I colori: ottenuti da minerali e piante
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Sul sudario sono raffigurati il volto idealizzato della defunta e il busto. Le braccia sono aderenti al corpo e decorate con bracciali
Portata a Bologna nell'800 dall'Egitto, è stata ora recuperata con le moderne tecniche di conservazione
Il viso della Bella
Sul modello 3D digitale del cranio, ottenuto dai dati della Tac, sono stati modellati i tratti del volto della donna. La ricostruzione è di Viviana Conti e Lucrezia Rodella.
I disegni: fiori, amuleti, gioielli
Sul sudario che avvolge la mummia (anche sui lati, non visibili nella visione dall'alto) sono raffigurati diversi simboli riconducibili alla religione egiziana. Ma anche gli ornamenti della donna e i fiori di loto offerti ai morti.
La storia di una donna vissuta in Egitto quasi duemila anni fa è stata ricostruita con analisi e ricerche. La sua mummia, dopo il restauro, è ora esposta a Bologna.
LA MUMMIA CON IL SUDARIO DIPINTO si può ammirare in una sala del Museo Civico Archeologico di Bologna. Il suo nome si deve allo straordinario sudario – il telo posto ad avvolgere i bendaggi sottostanti – su cui è raffigurata l'immagine della donna, che visse in Egitto nel I-II secolo dopo Cristo.
Non sappiamo il suo nome: i ricercatori l'hanno soprannominata “la Bella”, perché in una scritta sul telo si legge il geroglifico “nefer”, che significa bello, oltre che per la bellezza del sudario. È stata studiata e restaurata sotto la guida del Museo Civico Archeologico di Bologna e dell'Istituto per lo studio delle Mummie di Eurac Research di Bolzano, in collaborazione con altre istituzioni.
LE ANALISI hanno permesso di capire di più sulla salute della donna al momento della sua morte, di analizzare le tecniche di imbalsamazione, ma anche di individuare i pigmenti usati per dipingere il sudario.
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La Bella era alta circa 153 centimetri e al momento della morte aveva 35-45 anni
Realizzazione grafica e sviluppo:
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Immagini: Alice Paladin e Marco Samadelli, Istituto per lo studio delle mummie, Eurac Research; Viviana Conti e Lucrezia Rodella (ricostruzioni facciali); Chiara Mariz e Oscar Diodoro (grafica); Silvano Pupella, Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale; Marcello Garbagnati, MediterraneoAntico
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