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L'ingarbugliata responsabilità dei (pochi) controlli sul green pass

Francesco Stati

La maggioranza degli italiani sembra rispettosa delle norme: le sanzioni per violazioni delle regole sul certificato sanitario sono esigue, ma le verifiche appaiono insufficienti. E a monte c'è un problema: chi controlla i controllori?

Dall’entrata in vigore della sua obbligatorietà sul luogo di lavoro, il 15 ottobre scorso, il green pass è rimasto tra gli ultimi grandi strumenti governativi di contenimento della pandemia. A giudicare dai dati dei controlli relativi all’ultima settimana (dal 10 al 16 novembre, aggiornati al 17 novembre), pubblicati sul sito del Viminale, gli italiani sembrerebbero rispettosi delle norme, nonostante le rumorose manifestazioni di piazza.

Le verifiche da parte delle autorità sui cittadini sono state poco più di 481mila, con solo 221 sanzioni (pari allo 0,05 per cento del totale).

Di poco più elevata, ma comunque molto bassa, la percentuale degli esercenti fuori regola, pari allo 0,21 per cento (84 attività sanzionate a fronte di quasi 41mila controlli); solo 6 attività sono state chiuse provvisoriamente, una media di una al giorno.

  

Il giorno in cui l’attenzione delle autorità è più alta, in funzione di contrasto alla movida, è il sabato: quasi 74mila i cittadini controllati. Alta, sì, ma non altissima: considerando che ormai il green pass serve a fare qualsiasi cosa, in Italia, la media giornaliera dei controlli negli ultimi sette giorni (pari a poco meno di 69mila persone fisiche e a poco meno di 41mila attività) appare esigua. Va riconosciuto che la mole di verifiche che le autorità sono tenute a effettuare sul certificato verde è di enorme varietà e vastità, ma per garantire il successo della campagna vaccinale forse occorre un dispiegamento supplementare.

 

Il numero dei controlli, inoltre, è riferito ai soli interventi a carico delle forze di polizia. Il meccanismo sanzionatorio previsto dalla legge, infatti, rende difficoltoso punire chi viene sorpreso sprovvisto del certificato. Firmare e valutare le sanzioni è compito del prefetto, al quale dovrebbe arrivare la denuncia del datore del lavoro, di un ispettore della Asl o del lavoro o di un singolo cittadino. Deve poi notificare la sanzione entro tre mesi, così come per qualsiasi altra sanzione amministrativa (come una multa stradale). A suscitare ulteriori dubbi e domande, la natura dei controlli e la loro responsabilità, e cioè chi dovesse incaricarsi di verificare il certificato verde di dipendenti o clienti e le autorità preposte a “controllare il controllore”, cioè attività ed esercizi.

    

L’orientamento del ministero dell’Interno, stando a fonti autorevoli del governo, è di ripartire le responsabilità e gli oneri, anche con altri ministeri. Le verifiche, infatti, coinvolgono non solo le forze di polizia, ma anche la polizia locale, quella amministrativa, i carabinieri dei Nas, le Asl, gli ispettori del lavoro, l’Inps. “Un conto è chiamare il 112 se un dipendente vuole entrare a lavoro nonostante sia sprovvisto di green pass, e in quel caso si interviene. Altra cosa è pensare di poter addossare al solo Viminale verifiche a tappeto”.

  

E in effetti, immaginare in uno stato democratico irruzioni di polizia in un ristorante per controllare il green pass restituisce un’immagine oppressiva. La responsabilità, dunque, ricadrebbe anche sul cittadino: “Un cittadino coscienzioso, di fronte a un mancato controllo del suo pass, dovrebbe chiedersi se il titolare lo ha controllato o meno al suo vicino di tavolo, uno sconosciuto, mettendolo quindi in una situazione di pericolo. Dovrebbe essere la prima antenna, il primo a interessarsi alla tutela della sua salute, e magari chiamare lui stesso la polizia, che non può essere ovunque a fare ispezioni. È un problema di educazione civica, oltre che di autoconservazione”. Inoltre, con la stagione invernale, dato l’aumento della necessità di frequentare spazi chiusi, i controlli aumenteranno, assicura una fonte autorevole delle istituzioni.

   

La popolazione e gli esercenti, stando ai dati ufficiali su controlli e vaccinazioni, hanno ben compreso la gravità della situazione. Le autorità, tuttavia, hanno il compito di non abbassare la guardia e punire con fermezza quei pochi che si ostinano a non rispettare le regole a tutela della salute pubblica, ottimizzando i controlli e migliorando il coordinamento tra le autorità preposte a svolgerli. Solo così si potrà continuare la graduale marcia verso una nuova normalità.

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