Una statua di Colombo rovesciata a terra dai manifestanti BLM il 10 giugno 2020 in Minnesota (foto Stephen Maturen/Getty Images) 

Colonizzatore o navigatore?

Colombo addio: ecco l'Indigenous Peoples' Day. Le riflessioni

Francesco Stati

Dopo le statue abbattute, l'amministrazione Biden cambia anche il nome della festa. Come tutelare la memoria storica?

Il 12 ottobre di 529 anni fa Cristoforo Colombo scopriva le Americhe, pur senza volerlo. L’uomo le cui gesta segnano l’inizio dell’età moderna è omaggiato in due giorni diversi, ai due lati dell’Oceano che solcò nel 1492: se in Italia è quello della scoperta, negli Stati Uniti è festa il secondo lunedì del mese. O meglio, era. L’8 ottobre 2021, infatti, il presidente democratico Joe Biden ha annunciato che le gesta di Colombo non saranno più festeggiate. Al loro posto, l’Indigenous Peoples’ Day, un “momento di riflessione nazionale” sugli eccidi perpetrati dagli invasori occidentali nei confronti delle popolazioni native americane. Una decisione che segue la scelta di molte città e stati (Los Angeles, Seattle, la California, la Louisiana, per citarne alcuni) di non celebrare più Colombo, ma i nativi. Iniziative aumentate a dismisura in seguito alle proteste del movimento Black Lives Matter per la morte dell’afroamericano George Floyd. In alcune circostanze, inoltre, la statua del navigatore genovese è stata assalita e danneggiata dai manifestanti o persino rimossa dalle autorità. Il giusto ricordo delle popolazioni oppresse, però, rischia di mettere in pericolo la memoria storica di un personaggio senza cui gli Stati Uniti nemmeno esisterebbero.

 

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