Ansa

In inghilterra

Tutti i guai del Manchester City e quelle somiglianze col caso Juventus

Francesco Stati

Il club inglese, campione in carica della Premier League, rischia da una penalizzazione all’esclusione dal campionato. In mezzo alle carte dell’accusa anche il contratto di Roberto Mancini

I motivi sono diversi. Le conseguenze, però, potrebbero essere le stesse. Dopo il caso che ha travolto la Juventus per questioni finanziarie, ora è il turno del Manchester City. La Football Association inglese, infatti, ha messo sotto esame il club. Gli Sky Blues, di proprietà dello sceicco di Abu Dhabi Mansour bin Zayed al Nahyan, sono accusati di 113 violazioni delle regole della Premier League, il massimo campionato inglese, per le stagioni che vanno dal 2009-2010 al 2017-2018 (14 in tutto).

Il club rischia, come la Juventus, da una semplice penalizzazione a una multa, fino all’esclusione dal campionato. La Commissione indipendente che giudicherà il caso può comminare numerose sanzioni, tra cui: sospendere un club dalle partite di campionato; infliggere penalizzazioni; raccomandare la ripetizione di partite del campionato; raccomandare l’esclusione del club; ordinare un risarcimento; cancellare o rifiutare la registrazione dei contratti dei giocatori. “Le accuse – si legge nel comunicato della Premier League – riguardano le regole che richiedevano la fornitura da parte di un club membro, nella massima buona fede, di informazioni finanziarie accurate, in particolare per quanto riguarda le sue entrate (inclusi i ricavi da sponsorizzazione), le sue parti correlate e i suoi costi operativi”.

Il City è inoltre accusato di non aver collaborato alle indagini, partite nel 2018. La procura britannica ha aperto il caso in seguito alle rivelazioni del settimanale tedesco Der Spiegel, che aveva pubblicato dei documenti nel novembre di quell’anno. A fornire quei file era stato l’hacker e attivista portoghese Rui Pinto. Il “Julian Assange del calcio” aveva divulgato tramite il portale Football Leaks alcune mail riservate di funzionari del club che suggerivano la possibilità che la auto sponsorizzazione di Etihad (sempre di proprietà di Mansour) fosse gonfiata.

Ora, al centro del caso, anche il contratto che legava Roberto Mancini al club. Secondo lo Spiegel, il primo accordo di Mancini con il City, che prevedeva uno stipendio base di 1,45 milioni di sterline nette a stagione, aveva un supplemento di altri 1,75 milioni di sterline l’anno. Il committente? L’Al Jazira, squadra di Abu Dhabi, che Mancini avrebbe dovuto allenare per soli quattro giorni l’anno.

Il settimanale tedesco ha pubblicato altre mail da cui si evincerebbe che la società di Mancini, la Italy International Services, emettesse fatture trimestrali al Manchester City, che poi avrebbe inviato le somme all’Abu Dhabi United Group (sempre di Mansour) che a sua volta le avrebbe girate all’Al Jazira per pagare l’allenatore. Il Ct della Nazionale, per ora, ha declinato ogni commento allo Spiegel.

L’annuncio da parte della FA arriva dopo quattro anni di indagini. Una commissione disciplinare indipendente, riporta il Times, si occuperà di analizzare il caso lontano dal clamore dei riflettori (le udienze saranno private). I componenti della stessa saranno scelti dal procuratore capo del panel giudiziario della Premier League, Murray Rosen KC, che presiederà il pool giudicante. 

Per il City, inoltre, non ci sarà la possibilità di fare appello contro eventuali sanzioni presso la giustizia sportiva internazionale. Secondo quanto riportato dal Times, il Manchester City non può appellarsi a nessuna sanzione comminata dalla Premier League al Tribunale Arbitrale dello Sport (Tas) di Losanna. Il motivo? Il Tas oggi non ha più la giurisdizione sulla materia finanziaria. Agli Sky Blues resterebbe solo il ricorso alla Uefa Adjudicatory Chamber, ma per farlo avrebbe bisogno di una revisione indipendente sui fatti. Un processo, questo, che richiederebbe molto tempo.

Il tribunale di Losanna, nel 2020, aveva annullato l’esclusione del club inglese dalla Champions League per reati correlati a quelli contestati ora dalla FA. I Citizens erano stati in un primo momento esclusi dalle competizioni europee, ma la sanzione era poi stata trasformata in una multa da 30 milioni.

Dal canto suo, il club campione in carica della Premier League ha risposto con un comunicato. “Il Manchester City è sorpreso dalla pubblicazione di queste presunte violazioni delle regole della Premier League, in particolare in considerazione dell’ampio impegno e della grande quantità di documentazione dettagliata fornita. Il Club accoglie con favore la revisione della questione da parte di una Commissione indipendente per considerare in modo imparziale l’insieme di prove inconfutabili a sostegno della sua posizione. Pertanto, non vediamo l’ora che la questione venga messa a tacere una volta per tutte”. Gli Sky blues, insomma, sarebbero convinti della loro innocenza. La stessa convinzione che, seppur con elementi di prova e accuse diversi, alberga nel comunicato diramato dalla Juventus dopo la sentenza della corte d’Appello della FIGC. La speranza, per il City, è di non dover lottare tra i tribunali, invece che in campo.

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