Ali e Nino di Kurban Said è un capolavoro senza tempo

15 marzo 2024
di Redazione Oscar Mondadori

Ali e Nino, una storia d'amore e non solo


Nel vasto panorama della letteratura mondiale, ci sono opere che attraversano il tempo e lo spazio, catturando l'essenza universale dell'esperienza umana. Ali e Nino di Kurban Said è uno di questi capolavori senza tempo, una storia d'amore epica ambientata nella cosmopolita Baku, "la città europea più a est del mondo", un romanzo tradotto in più di trenta lingue e portato sul grande schermo (Ali and Nino) nel 2016 dal regista britannico Asif Kapadia.

"In Persia la vita inizia di notte. Il giorno è opprimente per il caldo, la sporcizia e la polvere. Ma quando cala la notte una nuova vita sembra pervadere le persone, i pensieri si fanno liberi e facili, le parole arrivano con una nuova scioltezza."



In una nuova e impeccabile traduzione di Stella Sacchini e Ilaria Mazzaferro, Ali e Nino (1937) entra oggi nel catalogo Oscar Mondadori. L’edizione è accompagnata da una ricca e coinvolgente introduzione di Enrica Fei, arabista e ricercatrice in relazioni internazionali nell'area del Golfo Persico. 

La storia si svolge all’interno di una tumultuosa cornice storica, tra il 1914 e l’invasione dell’Armata rossa del 1920il giovane azero musulmano Ali Khan Shrivanshir si innamora di Nino Kipiani, una principessa georgiana cristiano-ortodossa.

La loro storia d'amore è travolta dagli eventi storici che sconvolgono la regione: l'Azerbaigian, infatti, insieme ad altre regioni del Caucaso, era soggetto all'influenza dell'Impero Russo, e durante la Prima Guerra Mondiale, i suoi abitanti avrebbero combattuto a fianco degli Alleati contro l'Impero Tedesco, l’Ottomano e l'Austro-Ungarico. Inoltre, a suscitare l’interesse delle potenze straniere erano le ricche risorse petrolifere e di gas naturale dell’area.

Nonostante la relazione tra Ali e Nino sia ostacolata dalle divisioni religiose e culturali della regione, insieme affrontano le sfide del loro tempo, inclusi conflitti etnici e politici. Attraverso le loro vite e il loro amore, il romanzo esplora temi universali come la tolleranza, l'identità e il destino.


"Ogni sera le ragazze vanno alla fonte, ogni sera i ragazzi siedono in fondo alla piazza: è così che sboccia l’amore in Oriente. Per caso, per puro caso una delle ragazze alza lo sguardo e lancia un’occhiata ai ragazzi. Loro non se ne accorgono. Ma quando la ragazza torna indietro, uno di loro si volta e guarda il cielo."


Ali and Nino, una scoperta casuale


Alla fine degli anni Quaranta, un’ex ballerina di musical, Jenia Graman, trova a Berlino, su una bancarella di libri usati, una copia del romanzo Ali und Nino, pubblicato per la prima volta nel 1937 da E.P. Tal & Co. Verlag, una casa editrice viennese.

Trasferitasi poi a Londra, negli anni Cinquanta, Jenia, in fuga dalla Rivoluzione russa e dalla guerra civile che era seguita, inizia a tradurre il romanzo attirando l’attenzione della casa editrice londinese Random House negli anni Sessanta. La determinazione dell’ex ballerina è decisiva: sarà lei a contattare Lucy Tal, titolare dei diritti d’autore di Ali und Nino, intrattenendo con lei un lungo scambio epistolare

"Sono molto lieta di essere riuscita finalmente a contattarLa. […] Capisco, certo, che non possa accettare senza sapere qualcosa in più su di me. Non sono una traduttrice professionista […] Ho tradotto solo per piacere personale qualche poesia di Kipling e tutte le poesie de Il Signore degli anelli in tedesco. Tradurre Ali e Nino sarebbe davvero un lavoro d’amore, perché amo molto il libro."



Finalmente nel 1970, quasi vent’anni dopo l’acquisto di quella copia da una bancarella, Ali and Nino compare nella traduzione inglese di Jenia Graman per l’editore Random House, ottenendo un grande successo di critica e pubblico, successo che accenderà i riflettori sull’intricata identità dell’autore.

 

Prima edizione di Ali e Nino
Prima edizione di Ali e Nino, pubblicata dalla Verlag E.P.Tal & Co a Vienna, in lingua tedesca, nel 1937.


 

La triplice identità di Kurban Said


L’origine del romanzo e la sua “casuale” scoperta – ben indagata da Enrica Fei nell’introduzione al romanzo nell'edizione Oscar Cult Mondadori – sono solo alcuni degli aspetti intriganti e misteriosi che si nascondono dietro Ali e Nino. Ciò che meriterebbe un romanzo a sé è l’identità dell’autore, Kurban Said.

Leo Nussimbaum
Lev Nussimbaum, noto con gli pseudonimi di Essad Bey e Kurban Said, 1930.


La foto risale alla fine degli anni Trenta, scattata a Berlino "in uno di quei caffè dove gli intellettuali russi che si erano stabiliti in Germania dopo la Rivoluzione bolscevica si riunivano per discutere di politica, arte e letteratura".

Anche Kurban Said era fuggito dalla Rivoluzione, affermandosi come intellettuale di spicco di quei club. Di fede musulmana, era noto come un esperto d’Oriente. Nato nel 1905 a Baku, capitale dell’Azerbaigian, nel 1917 abbandona la sua città natale per poi stabilirsi a Berlino nel 1921. Si laurea in Lingue Orientali e a soli 21 anni, Willy Haas, direttore editoriale della Die Literarische Welt, lo definì "l’esperto dell’Oriente"

Kurban Said era sorprendente, conosceva moltissime lingue e spiccava per sensibilità letteraria. Raggiunse ben presto una notevole popolarità da orientalista, "l’intellettuale musulmano esperto di Caucaso e Medio Oriente e il punto di riferimento per qualsiasi dibattito sul difficile incontro fra Est e Ovest". Fu autore di diverse pubblicazioni tra cui articoli di giornale, sia di critica letteraria che di geopolitica, romanzi e importanti biografie di Stalin e Maometto. 

Kurban Said, per più di mezzo secolo dalla morte – avvenuta per altro in Italia, a Positano, dove si era trasferito nel 1938 –, venne identificato con l’uomo della foto ma di lui si sapeva pochissimo, colpa della Germania nazista che mise a tacere quegli intellettuali che intendevano attraversare i confini del mondo con il pensiero, con la parola.

Tomba Positano di Essaf bey
La lapide di Essad Bey nel cimitero di Positano, Italia.


In realtà, all’epoca dello scatto, Kurban Said non esisteva ancora: si trattava di uno pseudonimo, nato nella seconda metà degli anni Trenta, utilizzato da Essad Bey, intellettuale musulmano che era stato riconosciuto a livello internazionale come uno dei maggiori esperti di Asia centrale e Medio Oriente. Ma dietro Essad Bey, in realtà, si celava ancora un’altra personalità, quella di Lev Nussimbaum, ebreo ashkenazita nato a Baku da genitori russi, costretto dalla Germania nazista a nascondere la sua vera identità

Ancora oggi, gran parte della vita di Nussimbaum rimane avvolta nel mistero, come un’invenzione nata per sfuggire all'odio del suo tempo, ma allo stesso tempo intrinsecamente legata all'idea di un Est e Ovest uniti.

 

Un “classico moderno” che unisce Oriente e Occidente


Vero e proprio "classico moderno", Ali e Nino esplora i contrasti e le sfide di un mondo in trasformazione; con eleganza riesce ad unire Occidente e Oriente, intrecciando modernità e radici profonde della cultura azera.

Ciò che rende un capolavoro questo romanzo è la sua maturità letteraria, le affascinanti descrizioni suggestive dell’ambientazione geografica, i ritratti vividi e autentici di riti e tradizioni, la struttura compatta della narrazione, la prosa ricca di immagini evocative e il ritmo avvincente delle parole di Kurban Said, sempre immaginative e cariche di profondità intellettuale.

A rendere Ali e Nino un "classico moderno" però è altro; come suggerisce Enrica Fei nell’intensa introduzione inclusa nell’edizione Oscar Cult:

"il romanzo racconta l’Azerbaigian in un modo del tutto nuovo rispetto alle narrazioni del Caucaso dei russi Mikhail Lermontov, Lev Tolstoj, Aleksandr Puškin. Ma non è nemmeno questo. È, semmai, la rappresentazione simultanea di tre piani diversi, sia storici sia concettuali: l’incontro e la fusione tra Est e Ovest – quello che l’Azerbaigian era stato per secoli prima degli stravolgimenti novecenteschi; il momento in cui tutto questo è cambiato; e il futuro che si prospettava e che viviamo tutt’oggi.

La realtà etnografica del paese è restituita con intima prossimità e, al contempo, situata in un contesto politico, sociale, finanche antropologico, ben più ampio. La dimensione locale è trascesa e mantenuta, in un affresco storico che racconta l’evoluzione di un popolo".

"Che mi importava se esistevano altre città, altri tetti e altri paesaggi? Io amavo il mare piatto, il deserto piatto e la città vecchia che si ergeva nel mezzo. La folla rumorosa che viene a cercare il petrolio, lo trova, si arricchisce e riparte non è la vera gente di Baku. Non amano il deserto."



 

Ali e Nino statua
Ali e Nino, Batumi (Georgia) Foto di Anastasia Lashkevich


“Uno sguardo reciproco gli uni sugli altri”


Ali e Nino è un vero e proprio inno alla forza dell’amore che supera le differenze, alla fusione tra Est e Ovest che non implica assimilazione ma sguardo reciproco gli uni sugli altri: "diversi eppure uguali" perché "nati sotto lo stesso cielo".

Il romanzo non parla solo dell’amore tra Ali e Nino - lui affascinato dall’individualismo di lei, dai suoi comportamenti non convenzionali che sfidano le norme della tradizione musulmana - ma offre anche un affascinante panorama delle differenze che coinvolgono culture, tradizioni e mentalità dei popoli Caucasici

"Ero incatenato alle antiche mura, come un cane alla sua cuccia. I miei occhi si rivolsero al cielo. Le stelle persiane erano grandi e lontane, come i gioielli della corona dello Scià. Mai come in quel momento avevo avuto la sensazione di essere uno straniero. Appartenevo a Baku, dove gli occhi di Nino mi guardavano sorridenti all’ombra delle antiche mura."



In questo risiede il messaggio dell’autore per il nostro tempo: nella possibilità di percorrere un’altra strada nei rapporti tra Oriente e Occidente, nella possibilità di costruire una nuova identità attraverso la scoperta di noi stessi grazie al confronto con l’“altro”.

"Ogni giorno Nino andava a prendere l’acqua, insieme a tutte le altre donne del villaggio. Camminavano in fila indiana su per la montagna e io vedevo da lontano le gambe nude di Nino e i suoi occhi seri, fissi in avanti. Non mi guardava e anch’io guardavo oltre. Aveva capito subito la legge della montagna: non mostrare mai, per nessun motivo, il proprio amore davanti ad altre persone."


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