Olivia Colman: «Spero che la regina Elisabetta non guardi The Crown»

È famosa in tutto il mondo nei panni della regina, ma spera che Elisabetta non guardi The Crown. Ora che interpreta un ruolo «borghese», Olivia Colman confessa che la celebrità è un peso e che l’unica corte in cui sta bene è casa sua
Olivia Colman «Spero che la regina Elisabetta non guardi The Crown»

La notte che ha vinto l’Oscar, Olivia Colman è finita sul palco senza essersi preparata neanche un abbozzo di discorso e così, quando le hanno dato la statuetta in mano, lei un po’ piangendo e un po’ ridendo, ha tirato un bel respiro e ha detto l’unica cosa che le veniva in mente in quel momento: «È davvero stressante». Risate, applausi. Poi, in uno speech di accettazione del premio che sembrava più un brillante numero di stand-up comedy, Olivia – inglesissima nell’understatement così come nello humour – ha continuato a far ridere e a commuovere la platea hollywoodiana; a un certo punto si è persino scusata con Glenn Close per aver vinto al posto suo, poi ha ricordato di quando per vivere faceva le pulizie e infine ha consegnato al pubblico il messaggio aspirazionale che tutti si aspettano quando vinci il premio più ambito del cinema: «Per le ragazze che mi guardano in tv: è possibile». È finita con una standing ovation. Il film era La favorita di Yorgos Lanthimos, l’interpretazione della regina Anna strepitosa.

Sono passati due anni da quella notte, Olivia Colman è rimasta la stessa attrice antidiva che viene scelta per interpretare regine inglesi. La più nota è Elisabetta di The Crown, quel condensato di forza, serietà e abnegazione attorno al quale tutto si compie nella monarchia più famosa del mondo. Da qualche giorno è uscito nei cinema The Father - Nulla è come sembra, il film con il quale Anthony Hopkins ha da poco vinto il secondo Oscar della sua vita dopo Il silenzio degli innocenti del 1992.Olivia Colman interpreta sua figlia, una donna che vede il padre perdere progressivamente la lucidità e scivolare nella demenza senile. Tutto è narrato dal punto di vista doloroso e spiazzante dell’uomo anziano, e così lo spettatore si mette nei panni di chi la malattia la vive in prima persona. «Non avevo mai letto una sceneggiatura simile prima: di solito si raccontano le reazioni dei familiari, qua è come se entrassimo nella testa di Anthony Hopkins», racconta dall’inquadratura di Zoom, seduta nel soggiorno di casa sua a Londra.

Anthony Hopkins ha detto che non avrebbe voluto nessun’altra attrice nel ruolo di sua figlia.«Lo ha detto davvero? Oh, voleva solo essere gentile».

Si vede anche che la stima.«Certo, ma Anthony è anche un uomo di grande dolcezza e gentilezza, lo avrebbe detto di qualunque altra attrice. Quello che posso dire io è che è stata una continua sorpresa svegliarsi tutte le mattine e lavorare con lui sul set, alla fine ti rendi conto che, al di là del nome, siamo tutti esseri umani».

Che cosa ha imparato da lui?«Mi ha colpito il suo atteggiamento gioioso nei confronti della vita, la determinazione a godersela nonostante le cose brutte che gli sono capitate, è come se dicesse: io sono ancora qua e voglio stare bene. Non è un modo di fare molto comune tra gli anziani, è stata una grande lezione umana».

Condivide il suo modo di affrontare la vita?«In qualche modo sì, anche io voglio essere sempre molto consapevole di quanto sia fortunata, so bene chi sono le persone a cui voglio bene e con cui voglio stare. Non mi piacciono le feste, la confusione, amo stare a casa mia».

Quindi non ha sofferto i lockdown?«Sono tra le poche persone felicissime. Non mi accorgo neanche se i pub sono aperti o chiusi».

È timida?«Sì, mi sento a disagio nei grandi gruppi e poi sto benissimo con la mia famiglia».

È sempre stata poco socievole?«No, lo sono diventata. Sa, non è facile entrare in una stanza in cui tutti conoscono la tua faccia e tu invece non conosci nessuno, la sensazione è straniante».

La fama è una cosa difficile da gestire?«Non è facile da spiegare, ma di certo è qualcosa a cui nessuno vorrebbe sottostare, e se qualcuno dice che la vuole non ha idea di cosa sia. È un brutto effetto collaterale di un lavoro che amo».

Lei è un’antidiva.«Sono un’attrice e basta».

Il suo discorso agli Oscar ha fatto ridere tutti.«Oh mamma mia, non me lo ricordo più… Ma posso raccontarle che quella mattina io e mio marito ci siamo alzati e ci siamo detti: sappiamo entrambi che non succederà, quindi godiamoci la serata, capita una volta nella vita. Poi mio marito mi ha detto: però, semmai dovessi vincere… ricordati di fare tutti i ringraziamenti. E così, grazie a lui, sul palco l’ho fatto».

Quante volte aveva sognato quel momento?«Tantissime, quando facevo le pulizie ogni tanto immaginavo e recitavo il mio discorso di accettazione dell’Oscar. Penso che lo abbiano fatto tutti almeno una volta nella vita, no?».

In che modo il suo passato ha influenzato le sue ambizioni e il suo approccio al lavoro?«Sono grata di non aver avuto successo in giovane età, perché è una cosa che mi ha permesso di apprezzare davvero il fatto di lavorare oggi. Questo mestiere è molto precario, ci sono tanti attori ingiustamente disoccupati, e queste sono tutte cose da tenere a mente quando poi la tua vita cambia».

La vita cambia e la porta a interpretare sempre regine…«Ma è un caso!».

Uno strano caso: lei dice sempre di non essere grande fan della monarchia.«È vero, ma stimo molto la regina Elisabetta, fa ciò che deve fare con serietà e dignità, altre persone al suo posto non si sarebbero comportate così. È comunque un lavoro che non farei».

Che cosa intende?«Quello della regina non è un lavoro che scegli di fare. Lo devi fare e basta, non puoi licenziarti. Io invece ho bisogno di scegliere».

Lei quando ha scelto di diventare attrice?«A 16 anni, durante il mio primo spettacolo teatrale. Ma non lo dissi a nessuno, perché non ero sicura di farcela».

E quando ha scoperto di avere un talento?«Sono molto fortunata e cerco di migliorare sempre».

Fortunata ma anche di talento: non lo riconosce?«Suona brutto dirselo da sole». Ride.

Secondo lei la regina guarda The Crown?«Spero proprio di no».

Perché?«Perché me la immagino che pensa che sia tutto sbagliato: i modi di fare, i discorsi privati, le relazioni con le persone. The Crown è finzione e vedersi in una serie tv deve essere una cosa che ti fa molto arrabbiare».

Foto di Alexi Lubomirski

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